Torture in carcere, primi ricorsi al Riesame contro le misure cautelari

Dieci in tutto gli indagati. Anche un sanminiatese. Accertamenti in svolgimento

Inchiesta in pieno svolgimento e primi ricorsi al Riesame, si apprende, contro le misure cautelari. Si tratta dell’inchiesta che vede coinvolto anche un sanminiatese tra i tre agenti penitenziari in servizio nel carcere fiorentino di Sollicciano che sono finiti agli arresti domiciliari in quanto la Procura di Firenze che, a vario titolo, per nove indagati, i reati di tortura e falso ideologico in atto pubblico. Si tratta di un 55enne, assistente capo. Destinatari della stessa misura altri due colleghi, tra i quali una ispettrice e coordinatore del reprto penale. Altri sei agenti sono stati interdetti dall’incarico per un anno e sottoposti a obbligo di dimora nel comune di residenza. Due i casi al centro dell’inchiesta coordinata dal pm Christine Von Borries: i fatti sarebbero accaduti nel 2018 e nel 2020; in un caso il detenuto (di nazionalità italiana) fu picchiato così selvaggiamente da procurargli la rottura del timpano, mentre un altro carcerato (di nazionalità marocchina) riportò la fattura di due costole. Alcune intercettazioni - citate dal giudice nell’ordinanza con cui ha disposto le misure cautelari - andrebbero a confermare il quadro dei gravi indizi di colpevolezza: "ecco la fine di chi vuol fare il duro". Il pm ha fatto ricorso per un decino indagato al quale il gip non ha applictao alcuna misura cautelare. Invece degli altri indgaati, al momento, solo uno avrebbe impugnato il provvedimento.

C. B.