"No a via D’Achiardi": le firme in Comune

Lunedi la consegna da parte dei professori Michele Emdin (Scuola Sant’Anna) e Michele Battini (UniPi): "È come avere via Mussolini"

"A Pisa esiste una via Benito Mussolini? Sì, è la via Giovanni D’Achiardi, intitolata al rettore e podestà fascista che ha cacciato venti docenti e 290 studenti ebrei nel 1938 dall’ateneo pisano, tra cui Ciro Ravenna ed Enrica Calabresi, ai quali la città dedica due strade, e Raffaele Menasci, tutti destinati alla deportazione e a una morte atroce". Così i professori Michele Emdin (Scuola Superiore Sant’Anna), nipote di Naftoli, tra i docenti espulsi, e Michele Battini (Università di Pisa), presidente del comitato San Rossore 1938, spiegano l’iniziativa con la quale domani consegneranno al Comune le firme raccolte tra i cittadini per spingere il consiglio comunale ad affrontare nuovamente la vicenda della strada di Pratale intitolata negli anni Sessanta da un commissario prefettizio a D’Achiardi e cambiarne definitivamente denominazione intitolandola a Menasci, morto con il figlio ad Auschwitz, e ancora non ricordato nella toponomastica cittadina. La data è tutt’altro che casuale, il 5 settembre è l’anniversario della promulgazione, a San Rossore, delle leggi razziali. Già nel 2021 una petizione online con 23 mila firme sfociò in un ordine del giorno in consiglio comunale poi respinto a maggioranza. Ora Emdin e Batini ci riprovano, forti anche di tre documenti analoghi nel frattempo approvati dai senati accademici dellaSant’Anna e della Normale e dal dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa.

"Cruciale - spiegano Emdin e Battini - è stato il sostegno alla petizione degli studenti di Sinistra Per, dell’Anpi, di alcuni circoli Arci e Uisp e di tanti cittadini democratici"" Sul fascismo universitario e sulla storia dell’Università di Pisa negli anni del regime fascista, della Normale diretta da Giovanni Gentile, della Scuola di Studi Corporativi voluta da Giuseppe Bottai, osservano i due professori, "esistono da tempo molteplici accurati studi che dimostrano la fedeltà a Mussolini di Giovanni D’Achiardi, professore di Mineralogia, già rettore negli anni Venti ed esponente del conservatorismo cittadino: nel 1931 giurò lealtà al regime, come quasi tutti i docenti, e superò i contrasti occasionali con il ras Buffarini Guidi e il Guf, costruendosi anche una carriera politica all’ombra del fascismo fino al 1938 quando implementò la persecuzione degli ebrei in modo scrupoloso e diligente, espellendo 290 studenti stranieri riconsegnandoli alla persecuzione in Europa Orientale, poi decine di studenti italiani e 20 docenti ebrei, tre dei quali vennero inghiottiti nella Shoah".