
Momenti dell’estenuante seduta del consiglio comunale (Foto Del Punta/Valtriani)
di Enrico Mattia Del PuntaPISAUn arrembaggio a colpi di emendamenti per tentare di arginare la rotta tracciata dalla maggioranza: quella che porterà il Comune di Pisa fuori dalla Società della Salute. È cominciata così, ieri in consiglio comunale, la lunga maratona, con quasi cento atti depositati dalle opposizioni come "atto di resistenza e proposta alternativa all’affondo della destra", per usare le parole di Ciccio Auletta, capogruppo di Diritti in comune, che da solo ha presentato circa 80 emendamenti. Il dibattito si è trascinato fino a tarda serata, trasformandosi in un monologo a senso unico. Nessuna illusione, infatti, da parte della minoranza: i banchi della maggioranza, serrati e ben coordinati, avevano già il dito pronto sul tasto rosso del "contrario" e l’altro a scorrere distrattamente tra puzzle e app di shopping. La partita, dal risultato scontato, si gioca su un terreno politico ben preciso: la decisione dell’amministrazione comunale di recedere dal consorzio Sds. Scelta definita "ponderata, frutto di attenta valutazione sui reali benefici per il nostro territorio" dalla consigliera di Fratelli d’Italia, Elena Del Rosso. Cosa cambierà? Secondo la maggioranza, nulla in termini di servizi essenziali, che saranno comunque garantiti. Anzi: "Con una gestione più diretta, trasparente e vicina ai cittadini. L’obiettivo è – spiegano –, migliorare la qualità dei servizi, ridurre i tempi di risposta e utilizzare al meglio le risorse disponibili". È proprio sull’affidabilità di questa gestione diretta che le opposizioni provano a colpire. "Manca adeguata competenza e struttura organizzativa", affondano il colpo sia Paolo Martinelli, (La Città delle persone) che Dalia Ramalli (Pd). Lo slogan scelto è "al contrattacco", e dai banchi della minoranza parte la raffica: "Solidarietà verso i cittadini di tutta l’area pisana e perdita dell’economia di scala: il quale senza – dicono – si mettono a rischio i servizi nei piccoli comuni". L’arma più sfoderata? Lo studio Zancan. Una vera e propria clava dialettica, usata da entrambi gli schieramenti per sostenere tesi opposte. "Il consorzio è un carrozzone in cui la politica sguazza e i servizi spesso latitano", attacca senza mezze misure Maurizio Nerini, capogruppo FdI. "Lo studio si fonda su dati antiquati di sette anni fa", ribatte secco Martinelli. Ad aprire le danze l’assessore al sociale, Giovanna Bonanno, che ha difeso con determinazione la scelta dell’amministrazione: "Si procederà con la gestione monocomunale dei servizi, secondo un nuovo assetto regolamentare e organizzativo". La mossa di Conti arriva dopo il debito accumulato dal consorzio di oltre un milione e mezzo di euro. E l’accelerazione per "l’Sdsexit" è quasi a compimento e con il mandato del consiglio comunale già a gennaio il primo cittadino potrà esercitare la revoca dal consorzio.