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La tempesta perfetta. La moda in piena crisi. Allarme nel conciario: "Si rischia la tragedia"

Cgil, Cisl e Uil: "Oltre 200 licenziamenti dall’inizio dell’anno". I sindacati chiedono un intervento urgente della Regione sul governo. "Se la Cig non viene rifinanziata sarà un autentico disastro".

La tempesta perfetta. La moda in piena crisi. Allarme nel conciario: "Si rischia la tragedia"

E’ un grido d’aiuto, quello che arriva dal Santa Croce, cuore della conceria toscana. Siamo davanti ad una tempesta perfetta: la cassa integrazione che è terminata per gli artigiani, le grandi firme che mandano lavoro con il contagocce, la Cina in frenata, la guerra in Ucraina e il conflitto fra Israele e Palestina. E, cosa peggiore, una possibile ripresa della moda solo dal 2025.

Sono il mix che rischia di essere letale per il distretto e per il lavoro nella filiera della pelle. Cgil, Cisl e Uil, con una voce sola, ieri hanno lanciato l’allarme: il 90% delle aziende sta chiedendo la cassa integrazione, che riguarda un totale di 3mila persone; è necessario azzerare i contatori o dopo il mese di luglio tanti lavoratori si troveranno a piedi". "Ora si passi dalle parole ai fatti – dice Alessandro Conforti (Filctem Cgil) –. Due settimane fa il presidente Giani ha presieduto il tavolo di distretto, ha ricevuto un quadro chiaro della situazione, ora è urgente muoversi perché il governo, con un decreto, metta le risorse per dare fiato alle aziende. Subito a quelle artigiane, ma dietro l’angolo, presto, ci sarà il problema anche delle industrie perché anche per loro la cig non è infinita". Sul tavolo il dramma è fatto di numeri che non lasciano spazio a dubbi: 120 i licenziamenti dall’inizio dell’anno. "Questi sono quelli “passati“ dai sindacati per le aziende che ne hanno l’obbligo della comunicazione – spiega Conforti –. Complessivamente, secondo noi, siamo già oltre 200".

La moda sta cambiando pelle. Il mondo del lusso si sta riorganizzando e di questo passaggio si deve tenere conto per capire quale sarà il destino a medio e lungo termine della industria conciaria e di tutta la filiera che passa dal calzaturiero e arriva alla pelletteria. "Giani – spiega Conforti – ha anche avanzato la disponibilità ad aprire un tavolo da allagare ai brand del lusso, in modo da capire in che scenari le nostre aziende, che producono eccellenza e sono un motore della Toscana, si troveranno ad operare quando anche questa turbolenza sarà passata. Ma è chiaro che la prima cosa da fare è quella di gestire quest’emergenza". Per non trovarsi a settembre con ditte che non riaprono dalle ferie, per salvare centinaia di posti di lavoro – che mancheranno al momento della ripresa – e per tutelare al massimo il konw how del distretto. "Se la tempesta perfetta vorrà dire tagli di personale fra il 10-15% – concludono Conforti, Marcello Familiari (Cisl) e Alessio Bini (Fictem) – perché questo è ciò che potrebbe accadere, potrebbero materializzarsi licenziamenti per 600-700 unità. Una tragedia che non possiamo e non dobbiamo permetterci". Il tempo è prezioso, in questa emergenza secondo Cgil, Cisl e Uil: "La richiesta nostra serve ad arrivare a primavera 2025, quando forse ripartirà la concia. E se parte la concia a primavera 2025 vuoi dire che il settore moda riparte a ottobre 2025, e fino a quel momento dobbiamo tenere in piedi il sistema in tutti modi".

Carlo Baroni