REDAZIONE PISA

La solitudine degli iperconnessi. Ragazzi Alpha: immortali o fragili?

Noi preadolescenti a volte incompresi: giocare ai videogiochi ci rende liberi. Il nostro sondaggio. CLASSE IID SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO "MANDELA", SAN GIULIANO TERME.

La solitudine degli iperconnessi. Ragazzi Alpha: immortali o fragili?

Noi, ragazzi Alpha, prima generazione del XXI secolo, non abbiamo conosciuto il mondo senza smartphone, tablet e social, siamo, infatti, nati in un decennio in cui la tecnologia è prepotentemente presente in tutti gli aspetti della vita, siamo, quindi, una generazione immersa nel digitale, che ha ereditato un mondo sempre più iperconnesso, avvolto da una nuvola di dati e di fili invisibili. Ma questo contribuisce a creare una generazione di giovani isolati e solitari? Noi Alpha abbiamo condotto un’indagine per cercare di capire cosa ci spinge a scegliere il mondo virtuale dei videogiochi in sostituzione di quello reale, dove spesso ci sentiamo inadatti, incompresi, incapaci… intrusi. Abbiamo pubblicato sul sito della nostra scuola un sondaggio dal titolo “Adolescenti e videogiochi” rivolto ad un campione di alunne/i tra 11 e 14 anni, per capire qual è il nostro rapporto con il gaming. Dai dati emerge che il 77,2% gioca al massimo due ore al giorno, il 21,9% da 3 a 6 ore e 1% più di sei. Tra questi ultimi, in prevalenza ragazzi, molti non rispettano i limiti di età imposti dai bollini e quasi tutti preferiscono i videogames adrenalinici. Un altro dato rilevante ci dice che l’86,7% preferisce divertirsi online. Alla domanda: "Come ti senti quando giochi?" tra le risposte più frequenti, "libero, rilassato, potente e disconnesso dalla realtà". E’ innegabile che i videogiochi siano un intrattenimento, ma che il 22% del campione ci passi più di 3 ore al giorno è un dato sui cui riflettere.

I videogiochi creano un serio problema di dipendenza, compromettendo rapporti umani e salute? Il gaming nell’arco della giornata sottrae tempo ai gruppi di sport e anche allo studio. Trascorrere molte ore attaccati a un videogioco, a cui aggiungere le ore connessi agli altri dispositivi elettronici, deve farci capire come, sicuramente, questo impedisca di vivere appieno la socialità, preferendo quella mediata dallo schermo digitale, attraverso cui possiamo anche costruirci un’immagine più simile a quella che vorremmo avere. Ma gli adulti in tutto questo che ruolo hanno avuto ed hanno, oltre a dividersi tra tecno-positivi e tecno-negativi? Alcuni dicono che i videogiochi non creano dipendenza, altri affermano che possono essere definiti “patologici”; i nostri genitori molto spesso pensano che lo stare troppo tempo davanti allo schermo influisca in modo negativo sui nostri comportamenti. Certo il nostro è un mondo di contraddizioni dove il bambino, che fin da quando nasce si affida all’adulto, muore di fame in un mondo che potrebbe sfamare il doppio dei suoi abitanti, muore ucciso dalle bombe di chi, adulto, ha sete di potere e di denaro, riceve in eredità una realtà altamente inquinata che rischia di portare la Terra al collasso senza pensare a chi vi dovrà ancora vivere, mette a repentaglio la salute mentale perché il mondo è dominato da chi fa affari anche attraverso i video-giochi.