Ascensore ko. In ostetricia non ci si arriva in barella, ma in braccio

Disagi al Santa Chiara per le pazienti del reparto. E nessuno sa quando sarà sistemato

Infermieri e un medico al lavoro (foto d'archivio)

Infermieri e un medico al lavoro (foto d'archivio)

Pisa, 9 ottobre 2019 - È il reparto dell’ospedale in cui si dovrebbe sorridere, essere al settimo cielo per la felicità, quello di ostetricia e ginecologia, dove viene alla luce una nuova vita e si diventa genitori. Ma in questi giorni, son mugugni perché arrivare al secondo e al terzo piano è un’impresa titanica. Al ‘Santa Chiara’ di Pisa, infatti, da venerdì scorso uno dei due ascensori che consente di raggiungere i piani superiori è inutilizzabile per un guasto al motore. «L’impianto sarà nuovamente in servizio nel più breve tempo possibile», si legge sull’avviso incollato col nastro adesivo. Nessuna data certa viene fornita sul ripristino del servizio. «Dicono che la situazione resterà così per tutta la settimana – confida una operatrice della Pubblica Assistenza, che preferisce restare anonima – e bisognerà aspettare la prossima per la riparazione».

Quello guasto è proprio il più spazioso, l’unico in cui è possibile far salire un paziente caricato su barella a cucchiaio. La più piccola funziona regolarmente ma può ospitare solo una persona sulla sedia a rotelle. E anche qui c’è un disservizio assurdo che passa inosservato in condizioni normali ma che ora, nel bisogno, sa di beffa: questo ascensore arriva fino al secondo piano, costringendo i volontari dell’assistenza a trasportare a mano il bisognoso al livello successivo. «Siamo molto stanchi – aggiunge un altro volontario della pubblica assistenza – Solo nella giornata di oggi abbiamo fatto otto interventi sia col cucchiaio che con la sedia a rotelle. Non è dignitoso né per noi né per le partorienti». Nel disagio basta poco per innescare la scintilla e sfociare in situazioni al limite.

Come venerdì scorso, quando la signora Carla Maffei viene trasferita al «Santa Chiara» da Cisanello dopo essere stata sottoposta a un delicato intervento il giorno prima. Rifiuta la barella per salire al secondo piano perchè gli scossoni le danno dolori lancinanti. Gli addetti all’assistenza concordano e la signora resta per quasi due ore al piano terra senza l’ossigeno, il sondino naso-gastrico e i tubicini del drenaggio. «La situazione era molto grave: Carla veniva da un’operazione e c’era il serio rischio di complicazioni», commenta un parente. «La situazione si è sbloccata – conclude Carla – solo quando sono stata trasportata all’edificio 15, dove c’era un ascensore funzionante». Il malcontento si estende anche alle dipendenti del servizio mensa. «Così ci si ammazza – dice una di loro che pure sceglie l’anonimato – Siamo costrette a portare i vassoi a mano al terzo piano e io sono anche caduta. Non è giusto per nessuno». L’umore è a terra, come gli ascensori. Non resta che aspettare tempi migliori.

Francesco Cofano