Aia Pisa festeggia un secolo di vita "Ogni traguardo è punto di partenza"

Il presidente degli arbitri Maurizio Sisia traccia la rotta: "Far crescere ogni ragazzo perché possa dare il meglio"

di Gabriele Masiero

PISA

Cento anni e non sentirli. Oggi la sezione Aia di Pisa celebra un secolo di vita, ma anziché voltarsi indietro guarda al futuro.

"La nostra è un’attività formativa importantissima soprattutto per i ragazzi giovani - spiega il presidente Maurizio Sisia - e il nostro compito è quello di aiutarli a crescere nel modo migliore, facendoli diventare buoni arbitri e ottimi adulti, al di là dei singoli risultati sportivi che otterranno nella loro carriera". Non tutti però riusciranno ad arbitrare una finale di Champions o del campionato del mondo. "È proprio questo il punto. La sezione come la nostra, che è tra le più grandi della Toscana, seconda solo a Firenze, non deve pensare solo a formare buoni arbitri che possano approdare alle ribalte nazionali, ma deve lavorare per far crescere quei ragazzi che da noi trovano un’importantissima scuola e palestra di vita. Ma soprattutto devono sapere che non lasceremo indietro nessuno".

Lei è sostanzialmente arrivato a metà mandato. Eppure resterà nella storia essendo il presidente del centenario della sezione. Quali sono gli obiettivi che vuole centrare?

"Intanto non nascondo l’emozione di questo particolare momento, ma so anche che tutto quello che celebriamo oggi, grazie a un lavoro partito un anno fa, è il frutto del lavoro di una squadra. Si è soli in campo, ci si abitua a prendere decisioni, anche le più difficili, di fatto in solitudine, soprattutto nelle serie inferiori, ma si lavora tutti insieme. L’uno affianco dell’altro, ecco perché siamo una scuola di vita e di condivisione di valori. Per questo il mio obiettivo è far crescere tutti i ragazzi che sono in sezione, circa 80 che si confrontano con i nostri 230 associati (arbitri benemeriti, osservatori, ecc): fare crescere ogni ragazzo perché possa dare il massimo delle sue qualità. Non ha importanza se arriverà su palcoscenici nazionali o se si fermerà ai campionati dilettanti, avrà imparato a essere un adulto consapevole".

Perché?

"Perché sono ragazzini di 15 anni che si trovano spesso a decidere da soli, ma veramente da soli. Giudici unici in campetti di periferia, a decine di chilometri da casa in mezzo a tanti coetanei e ad adulti che magari la pensano in modo diverso da loro. E’ lì che imparano ad avere quella personalità, che tornerà loro utile anche nella vita. E vale per loro come per i grandissimi che arrivano al calcio internazionale". Chi è l’arbitro migliore?

"Quello che mette in campo una personalità forte, decisa, accompagnata da qualità atletiche sempre più necessario nel calcio moderno e dall’umiltà di mettersi in gioco in ogni partita con la consapevolezza che ogni volta non è un traguardo ma un novo punto di partenza, fosse anche la finale del campionato del mondo. Non lo dico io, sono i valori dell’Aia".

E sono valori condivisi da tutti?

"Assolutamente sì: è grazie a questi valori che la sezione di Pisa ha raggiunto i campionati di vertice. Dopo Antonio Giua, che dirige in serie A e si è formato da noi prima di tornare alla sezione di Olbia perché ha studiato nella nostra città, ho l’ambizione di portare entro i prossimi 2-3 anni altri ottimi giovani alla Can A e B. L’Aia non è seconda nessuno e non è un caso se ha portato tre fischietti a dirigere le finali mondiali (Gonnella, Collina e Rizzoli) e sarebbero stati di più (Rossetti, ad esempio) se la nostra non fosse come è una nazionale forte che ha vinto ben 4 mondiali. Vantiamo inoltre il miglior Var al mondo, Massimiliano Irrati, che sarà oggi insieme a noi a festeggiare questo anniversario".