Firenze, 3 settembre 2023 – Il libro di destra più venduto è quello autoprodotto del generale Roberto Vannacci. Ormai un caso politico, ma anche un caso editoriale senza editore: settantamila copie.
Il che rende difficile sottrarsi al chiasso che sta intorno al generale che ogni giorno ci regala scempiaggini spacciate per pensiero conservatore.
Leo Longanesi diceva di essere conservatore in un Paese in cui non c’è più niente da conservare; chissà che cosa penserebbe oggi di fronte a chi smercia paccottiglia per un elettorato e un pubblico di nostalgici, compresa quella parte che vive di una nostalgia immaginaria, essendo troppo giovane per aver vissuto in presunte età dell’oro della destra italiana. Intanto assisterebbe allo spettacolo: la competizione fra la destra (Lega) e chi è a destra della destra (Forza Nuova) per ingaggiare il generale Vannacci e candidarlo. In più troverebbe una destra "intellettuale" che non sembra aver molto altro di cui occuparsi. Nuove fondazioni? Nuove riviste? Nuovi pensatoi? Nuove associazioni culturali?
Macché: è il generale Vannacci il nuovo punto di riferimento fortissimo. Ed è di lui che si parla, capace di dire e scrivere quello che una parte della destra vorrebbe dire e scrivere. C’è di che essere abbastanza avviliti dai presunti nuovi intellettuali che inevitabilmente riempiono giornali, palinsesti e "dibattito pubblico", se vogliamo chiamarlo così. Vorrebbero essere controcorrente, ma si sentono soltanto urla becere.
Si può essere contro l’ipocritamente corretto e si può essere di destra senza pronunciare affermazioni razziste, omofobe, complottiste? La destra in Italia, dopo aver vissuto decenni di complesso di inferiorità di fronte alla pretesa superiorità antropologica della sinistra, si trova a governare un Paese senza avere, pare, l’attrezzatura giusta. Per anni si è sentita aggredita, ghettizzata, ed era vero.
Non aveva agibilità politica ed è stato un madornale errore di chi gliel’ha negata. Ora che tuttavia governa l’Italia conserva non pochi tic minoritari, comprese le grida contro il "pensiero unico". Ma insieme alla cultura, diciamo così, c’è la politica. Il generale è lo strumento, finanche mediatico, conteso da chi vuole sfidare Fratelli d’Italia, partito pienamente istituzionalizzato, tant’è che esprime la presidente del Consiglio e un ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha definito "farneticazioni personali" le parole contenute nel libro e chiesto un procedimento disciplinare.
Così Meloni si trova accerchiata: da una parte c’è Matteo Salvini in piena campagna elettorale per le elezioni europee, ma dall’altra c’è la pressione della destra a destra di Fratelli d’Italia. Qualcuno sognava la rivoluzione, che non c’è stata (per qualcun altro l’accusa di tradimento esiste dai tempi della svolta di Fiuggi).
"C’è un clima di disillusione che si respira in tutto quel mondo che attendeva un cambiamento rispetto al passato e perciò ha votato Giorgia Meloni", ha detto l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, tra i difensori di Vannacci: "A destra c’è una spaccatura, tant’è che noi con il Forum dell’Indipendenza italiana abbiamo preso posizione contro molte delle scelte politiche del governo che è in continuità con l’agenda Draghi". Meloni rischia insomma il sorpasso a destra.