"La pandemia ha tolto spazio alle chiacchiere dei partiti"

Intervista a Leonardo Morlino, professore di Scienza politica alla Luiss

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Roma, 22 settembre 2021  -  “Di fronte a problemi enormi - come la pandemia - c’è molto meno spazio per le chiacchiere”, dice alla Nazione Leonardo Morlino, professore di Scienza politica alla Luiss. È l’effetto Draghi, professore? Il presidente del Consiglio ha lasciato libertà di pollaio ai partiti, ma solo su aspetti marginali. “Non è un effetto di Draghi. I problemi dei partiti, la disarticolazione del rapporto fra istituzioni e cittadini e la conseguente incapacità decisionale dei leader di partito, insomma lo stallo al quale spesso abbiamo assistito, sono tutti fenomeni già visti negli anni dei due governi Conte. Quello che stiamo osservando ora è l’effetto dei cambiamenti profondi intervenuti nei meccanismi di rappresentanza e del successivo peggioramento della situazione economica e sociale.” Si riferisce alla pandemia e alle conseguenze socio-economiche? “Sì, alcuni cambiamenti erano già intervenuti in precedenza. Non ci sono più le comunità che potevano esprimere sia delle identità, sia poi delle domande, articolate da gruppi politici intermedi espressione di queste stesse comunità o ampi gruppi. C’è una società assai frammentata e trasformata anche dall’impatto delle tecnologie nel mondo del lavoro e nella comunicazione. Rispetto a questo ultimo aspetto, il profondo cambiamento dei mezzi di trasmissione della domanda politica è stato decisivo, con tutti i grandi spazi di manipolazione quando i politici devono inurli a votare e poi giustificare le decisioni prese”. E a un certo punto di questo percorso è arrivata anche la crisi economica, giusto? “Sì, la Grande Recessione del 2008-14, con la crescita della disoccupazione, delle disuguaglianze, specie rispetto ai giovani. Di conseguenza, una diffusa insoddisfazione da parte dei cittadini per come andavano le cose. In questi anni abbiamo assistito anche al fenomeno della polarizzazione delle leadership partitiche, con profonde divisioni e distanze sempre maggiori sugli aspetti concreti e sulle decisioni politiche da prendere da parte. Questa fase di stallo ha provocato problemi decisionali grossi. In questo quadro, già complesso e compromesso, è arrivata la pandemia”. E la pandemia richiede decisioni. “Non è possibile, di fronte a questi problemi così drammatici, che continuino disaccordi e stalli decisionali. È così che, per una serie di circostanze specifiche, è emerso un tecnico di indiscusso valore che sa anche fare politica e che ha messo da parte i leader partitici, impegnati nella ricerca di identità e di consenso elettorale: Mario Draghi. La sua è una leadership politica vera. Nell’elettorato, peraltro, proprio la pandemia ha portato in superficie la tendenza a non accettare la radicalizzazione e la polarizzazione imposta dal conflitto tra i leader politici. Sta riemergendo il voto moderato. Che cosa succederà tuttavia non lo sappiamo. Sono tali e tanti gli elementi in gioco, soprattutto per le conseguenze che saranno innescate dalla realizzazione del PNRR che le prospettive sono molto incerte ma esiste un grande potenziale di cambiamento. E poi è ormai evidente acclarato che i tradizionali meccanismi di rappresentanza sono cambiati da tempo e il governo Draghi lo mostra anche a chi non vuol vedere chiarezza”. È in questo contesto che va inserita la potenziale moderazione della Lega e del centrodestra, che potrebbe assumere un profilo meno sovranista? “Senza dubbio. Alcuni leader hanno capito la crescita potenziale di importanza del voto moderato. C’è chi pensa di poter rifare un grande centro e governare emarginando Giorgia Meloni, malgrado l’attuale, apparente successo. Questa è proprio una delle possibilità concrete che abbiamo di fronte, soprattutto se alcuni leader riusciranno ad agire con maggiore accortezza, a cominciare dai leader di Forza Italia. Vedremo poi quale sarà il possibile ruolo futuro di Draghi, capo dello Stato o primo ministro di un nuovo governo”. È insomma finita l’epoca delle chiacchiere? “La pandemia ha avuto un effetto di moderazione politica. C’è una forte domanda di protezione. Protezione della salute, protezione economica. Non c’è spazio per un eccesso conflitti e di parole. Rispetto alla fase precedente, con i problemi che ci sono, manipolare l’opinione pubblica è un poco più difficile”.