
Pecore Elettriche
Firenze, 13 luglio 2025 – Il caos attorno alla possibile ricandidatura ufficiale di Eugenio Giani – che nel frattempo con una mossa politicamente accorta ha dato, statuto del Pd alla mano, la sua disponibilità a fare un secondo mandato – è rappresentativo dello stato del dibattito pubblico all’interno del partito guidato da Elly Schlein e dagli Schleiniani di Origine Controllata (SOC). Nel senso che il dibattito non c’è. Non sono ancora chiari i meriti della segreteria nazionale in questi oltre due anni di lavoro. Un risultato però è stato ottenuto: la normalizzazione della discussione pubblica del Pd. E quello che sta avvenendo in Toscana, dove il presidente di Regione uscente è costretto ad autoannunciare la propria candidatura (anche alle primarie di coalizione, se ci dovessero essere), è significativo. Per farsi ascoltare, i sostenitori di Giani hanno dovuto produrre appelli, farli girare e farli firmare (gli alleati, a cominciare da Sinistra Italiana, non hanno gradito), mentre gli organi politici del Pd non discutono.
Sappiamo invece che gli alleati del mitologico Campo Largo – che in Toscana è una sorta di tenda fornita gentilmente dal Pd ad alleati dallo scarso consenso, vedi il M5S – non gradiscono il presidente di Regione uscente. Solo nei prossimi giorni ci saranno una direzione e un’assemblea regionale. Quel che è certo però è che i desideri di sinistra e populisti mettono in crisi il maggior partito della Toscana, che tutt’ora governa Capoluogo e Regione. Quasi che si dovesse giustificare della presenza del suo presidente di Regione.
Il Pd toscano da giorni infatti spiega che è in corso una discussione unitaria con gli alleati, che deve nascere una coalizione unitaria, che il candidato sarà scelto unitariamente; in realtà però sta affidando la scelta del candidato alle elezioni regionali alle preferenze degli alleati, nel tentativo di costruire una coalizione che sia l’abito su misura per le policies di M5S e AVS, al grido di: prima programma & coalizione, poi il candidato presidente. Sarà curioso vedere che cosa conterrà il programma del Campo Largo dopo tutti questi mesi di lavoro febbrile. Cioè sarà interessante vedere che cosa ci sarà scritto sulle infrastrutture, dal tunnel dell’Alta Velocità alla questione atavica dell’aeroporto di Firenze. Sarà interessante vedere anche come Giani terrà insieme quello che insieme non può stare. Il metodo è senz’altro da analizzare: agli alleati del Pd è concesso tutto, al Pd è concesso semmai di adeguarsi. Anche quando sta per compiere un passo politicamente epocale per la Toscana: permettere eventualmente al M5S di governare una Regione che è sempre stata molto avara, salve qualche caso isolato, nei confronti della retorica a cinque stelle.
Vien da chiedersi se al momento dell’elaborazione del programma, l’opposizione interna del Pd –quella che in teoria farebbe capo a Bonaccini – eccepirà qualcosa sull’egemonia culturale che Sinistra Italiana e M5S eserciteranno sulla coalizione. Perché l’impressione è che pur di provare a contrastare il governo di destra-centro vada bene un po’ tutto. Il che magari potrebbe andar bene per vincere, forse, le elezioni. Poi c’è da governare. La Toscana rischia di essere l’esperimento del Campo Largo versione Frankenstein.