FRANCESCA TASSI
Cronaca

Riscopre le origini italiane in Valdinievole

Grazie a una collanina e ai documenti dell’archivio Michael Lomagno parte da Brooklyn sulle tracce della quadrsavola: una "gettatella"

Michael Lomagno da Brooklyn a Prato sulle tracce della quadrisavola

Valdinievole, 4 novembre 2020 -  Un nome e poco altro sono alle origini di una storia che dopo due secoli emerge con forza dalle pagine ingiallite e preziose di un archivio. Una ricerca che inizia con la parola abbandono e si chiude con quelle di accoglienza e amore, diventando un racconto che si dipana come in un romanzo fra colpi di scena e lieto fine ma che trae la sua forza dall’essere vero. Come lo sono i racconti più belli. Una mail in arrivo all’Archivio di Stato di Prato con la richiesta di informazioni utili a completare l’incastro delle proprie origini non è insolita. Quella di Michael Lomagno, americano di Brooklyn attualmente di casa a Helsinki e di chiare origini italiane, è una di queste. Arriva qualche mese fa. Sono pochi i dettagli che possiede: Vincenzia Aprilini, ‘gettatella’ di Prato. Gli archivi sono giacimenti immensi di memoria in grado di restituire vita e azione. Di Vincenzia Aprilini, dal suo ingresso alla ferrata dell’Ospedale Misericordia e Dolce, il 9 aprile del 1825 alle ore 10, l’Archivio conserva tutti i passaggi dell’esistenza. Ed è così che Michael Lomagno, affiancato dalle archiviste Chiara Marcheschi e Virginia Barni, ha modo di penetrare nel passato della propria famiglia. La piccola Vincenzia, affidata alla carità pubblica per avere un futuro, ha con sé solo una collanina quando viene abbandonata, una piccola medaglietta spezzata legata a un cordoncino ruvido. Un ‘segno’ che servirà al genitore biologico di ritrovarla, se e quando potrà riaverla con sé. L’ostetrica pubblica Caterina Colzi che la introduce in Ospedale certifica, seguendo un consolidato formulario, che "è di genitori incerti e del distretto pratese". Un nome e un cognome assegnato a capriccio, "Vincenzia degli Spedali di Prato detta degli Aprilini", come recita l’atto di battesimo, segna la seconda nascita della piccola che il 4 maggio 1825 parte per Traversagna in Valdinievole, dove l’attendono l’aria buona della campagna e Maddalena, la balia da latte scelta dall’Ospedale su raccomandazione del parroco del paese.  

Quando arriva Vincenzia Maddalena Incrocci sta svezzando la sua creatura, continuare ad allattare le consente di avere un salario e integrare il reddito familiare. Vincenzia resta con gli Incrocci fino al novembre del 1826, il servizio della balia è terminato e Maddalena percepisce il suo stipendio, 159,56 lire. Ma gli affetti si sa, spesso prendono strade diverse da quelle tracciate dai freddi numeri. La contabilità chiude partite di costi o ricavi ma non è in grado di comprendere i destini delle anime. Una volta svezzati i bambini passano a famiglie di tenutari, anche questi pagati. Per la piccola Vincenzia è il momento di una nuova sistemazione, ma il suo destino si disegna con l’arrivo a Traversagna. È ancora il parroco a informare che Rosa, moglie di Gaspero Benedetti, è senza figli e di "buoni costumi", potrebbe essere lei a occuparsi della piccola. Una richiesta insolita, circostanziata, non una disponibilità generica, è proprio "la creatura Vincenzia, oggi in custodia di Maddalena Incrocci" che Rosa è decisa ad accogliere, quell a bambina già conosciuta e forse anche cullata. Ed ecco che il racconto si scalda con i colori dell’amore. Vincenzia ha trovato un nido che la desidera ben oltre il compenso percepito dall’Ospedale. È infatti con i Benedetti che resta fin dopo i 14 anni, età in cui viene "licenziata", cioè non è più sotto tutela dell’Ospedale; il censimento granducale del 1841 la registra ancora con loro. Li lascerà solo nel gennaio del 1844, a 19 anni, per sposarsi con Bartolomeo Incrocci. Si, proprio Incrocci, come la prima balia, perché Bartolomeo è il figlio di Maddalena. Il marito di Vincenzia è quel fratello di latte con cui ha condiviso il seno della madre, poi i giochi e l’infanzia, l’adolescenza e perfino la famiglia perché, si scopre, Rosa e Maddalena sono sorelle. "Per molti anni ho pensato alla mia quadrisavola solo come una bambina abbandonata che probabilmente aveva avuto un’infanzia triste in orfanotrofio. Invece mi sbagliavo" racconta Michael Lomagno che dopo la mail è arrivato di persona in Italia e a Prato. "Con pochi preziosi documenti, abbiamo trovato una storia di amore e speranza. Vincenzia non ha mai conosciuto la sua vera madre, ma ha avuto una vita dignitosa e questo mi ha reso felice. È stata un’esperienza incredibile e sono grato ai meravigliosi archivisti e al loro lavoro." La vita di Vincenzia prosegue e genera nuovi rami familiari che si diramano fino ad arrivare al presente. Siamo i passi che abbiamo fatto, il cammino che abbiamo compiuto, leggere il passato aiuta a disegnare il presente e, spesso, a immaginare il futuro.