"Rimasti fermi a un termalismo immaginario"

Il professor Emilio Becheri, grande esperto di turismo, analizza in maniera impietosa i motivi della pesante crisi giunta adesso al culmine

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"La Regione per molto tempo non si è resa conto della situazione e dei cambiamenti in atto, continuando a operare in un mercato termale immaginario. A un certo punto, una quindicina di anni fa, ha preso la decisione politica di disfarsi delle Terme di Montecatini". Emilio Becheri (nella foto) è uno dei maggiori esperti del settore turistico in Toscana. Docente universitario, ha iniziato insegnando matematica, per poi passare al marketing e alla promozione turistica e all’economia dei beni culturali. Tra le sue numerose esperienze, vanta la presenza nella giunta comunale di Firenze, allora guidata da Leonardo Domenici, come assessore al turismo.

Nei giorni scorsi ha inviato una relazione sulle stazioni termali della Toscana all’assessore regionale Leonardo Marras. Da qui parte l’interessante analisi sulla difficile situazione di Montecatini.

Quando è iniziato il declino delle Terme?

"Potrà sembrare strano, ma da giovane ricercatore che si occupava del settore mi accorsi che già negli anni Sessanta, quando tutti pensavano che non ci fossero problemi, c’era già un calo di presenze. Segnalai la mia scoperta a un funzionario dell’azienda. Lui mi rispose di esserne del tutto a conoscenza, ma bisognava dire che andava tutto bene".

Quando è arrivata la svolta davvero critica?

"Tra metà degli anni Settanta e i primi del Duemila. In questa, come altre aziende ex-Eagat, ha prevalso una concezione manageriale politica rispetto a quella tecnica di cui ci sarebbe stato assoluto bisogno. Le imprese termali private si sono concentrate sul benessere, mentre quelle pubbliche sono rimaste legate al Servizio Sanitario Nazionale. Tutto questo mentre la clientela puntava sempre più al benessere. I risultati odierni parlano chiaro: una volta i tre quarti dei turisti venivano a Montecatini per fare la cura idropinica, il 75-80% delle presenze complessive. Ora saranno poco meno del 5%".

Cosa ne pensa delle scelte fatte dagli albergatori in questi ultimi decenni?

"E’ innegabile che molti di loro abbiano facilitato la sostituzione della clientela termale in calo con i gruppi che scelgono di soggiornare perché vicini alle principali città d’arte. Nei primi anni Duemila alcuni alberghi 4-5 stelle hanno iniziato a fare i trattamenti termali in Spa all’interno delle strutture ricettive".

Tornando alle Terme, cos’altro è mancato in questi anni? "Trent’anni fa si sottolineava la mancanza di una grande piscina e un funzionario proveniente dal settore sanitario rispondeva che era questo l’aspetto prioritario dei servizi. Oggi so che lamenta anche lui la mancanza di una struttura del genere. Purtroppo qualcuno ha pensato a fare cose frivole e ora se ne pagano le conseguenze".

Il pool di banche guidato da Bnl ha deciso di presentare istanza di fallimento contro l’azienda, nonostante l’inserimento nel patrimonio Unesco. Perché secondo lei?

"Nonostante il grande lavoro fatto per entrare, che fece passare in secondo piano l’offerta di un fondo americano che presentai alla proprietà, il titolo Unesco del genere porta ben pochi benefici, sul piano pratico".

Daniele Bernardini