Pietro Annigoni dal palazzo reale al piccolo paese

Dopo il ritratto a Elisabetta fu ’Il pittore delle regine’. Ma si trovò più a suo agio nelle campagne di Ponte

di Sabrina Marconi

C’è un filo che lega Buckingham Palace alla Valdinievole, in particolare Ponte Buggianese. E’ quello tenuto dal maestro Pietro Annigoni che nei due luoghi ha forse realizzato i suoi maggiori capolavori: a Londra i ritratti della regina Elisabetta e nel paese ai margini del Padule il suo celebre ciclo di affreschi. Annigoni è stato l’unico artista italiano a ritrarre la sovrana scomparsa pochi giorni fa. La prima nel 1954, quando il pittore fiorentino era sostanzialmente sconosciuto in Italia. Nel 1949 ebbe l’idea, quasi per gioco, di inviare un suo autoritratto alla Royal Academy per una mostra. I membri dell’associazione inglese rimasero affascinati da "quell’arte degli antichi maestri". Così quello che i critici italiani vedevano come un limite, Oltremanica venne apprezzato. Tanto che alcuni aristocratici chiesero ad Annigoni un ritratto. Tra questi anche il medico di Churchill, Lord Moran. Il quadro piacque molto al premier inglese, grande appassionato d’arte. Anche lui avrebbe voluto farsi ritrarre dal pittore italiano, ma nonostante un paio d’incontri il progetto non riuscì a concretizzarsi per i numerosi impegni di Churchill. Ma intanto la fama di Annigoni nel paese di Albione cresceva e dopo una sua mostra Annigoni ricevette una lettera dalla Compagnia dei Pescatori che gli commissionava il ritratto della regina Elisabetta. Annigoni vedendo il mittente pensò a...un pesce d’aprile fuori stagione. Fu un suo allievo, Tim Wilbur, inglese, a spiegargli che la Compagnia era una delle più antiche e potenti del paese e che da secoli faceva ritrarre i sovrani e uno dei quadri era stato dipinto anche da Van Dyck. Annigoni allora si gettò in questa avventura. L’inizio non fu dei migliori: pochi giorni dopo il suo arrivo a Londra venne derubato di tutti i soldi che si era portato nella trasferta inglese e che aveva lasciato in un cassetto nel suo studio a South Edwardes Square, nel quartiere di Kensington. Il primo incontro con la regina però riportò il buonumore. Annigoni scelse per le pose la cosiddetta "sala gialla" di Buckingam Palace per la sua luminosità. Chiese alla regina di stare accanto alla finestra, sempre per questioni di luce. E la cosa piacque subito a Elisabetta che disse di "risentirsi bambina, quando passava ore affacciata alla finestra a guardare le guardie reali". Tra artista e "modella" scattò immediatamente il feeling, tanto che la regina volle infrangere fin dall’inizio il protocollo, che prevede che un interlocutore possa rivolgerle la parola soltanto in risposta a una sua domanda. Così iniziarono le conversazioni con Annigoni, in francese, lingua che il maestro conosceva meglio. Alla fine le pose furono più di quelle previste, sedici in totale. Il ritratto riscosse un grandissimo successo. Fu Annigoni a scegliere il vestito, un mantello di colore blu con l’insegna del "Grande ordine della Giarrettiera". Sullo sfondo, a destra il castello di Windsor, a sinistra un boschetto e un lago con un uomo che pesca, lo stesso Annigoni. A entusiasmare la critica fu "quell’accenno di sorriso". Da quando il quadro venne esposto la vita di Annigoni cambiò. In Inghilterra divenne famoso come una "rockstar". Alle sue mostre accorrevano folle di persone, per strada veniva fermato per richieste di autografi e i "Vip" si mettevano in fila per farsi ritrarre. La seconda volta volta, negli anni ’70, fu Annigoni a chiedere alla regina di posare per un nuovo ritratto. Elisabetta acconsentì di buon grado. Stavolta però l’accoglienza di critica e pubblico fu diversa. Ci fu un anche un caso clamoroso di una visitatrice che davanti al quadro scagliò un libro che aveva nella borsa, per la precisione una Bibbia. Ad Annigoni si rimproverava di aver ritratto la regina "con un volto serio, fino alla tristezza". "Scusateci, maestà, se in quindici anni vi abbiamo fatto soffrire tanto", scrisse l’Evening News. Il maestro rispose che quei quindici anni erano passati per la regina e per il mondo: "Viviamo in tempi nei quali non c’è ragione di sorridere. La regina è una donna di forte tempra morale e di forte sensibilità". Elisabetta, come da etichetta non commentò mai, ma da quello che filtrò dal palazzo reale, invece mostrò di apprezzare anche questo secondo ritratto. Oltre a lei Annigoni dipinse anche altri membri della famiglia Windsor. E da allora diventò per tutti "Il pittore delle regine". Questo non gli impedì però di accettare l’invito di un prete di campagna, monsignor Egisto Cortesi, che gli offrì la possibilità di affrescare una chiesa, senza nessun valor artistico, a pochi passi dal Padule, quella di Ponte Buggianese. E Annigoni mostrò di trovarsi quasi più a suo agio nel piccolo paese che a corte, con le sue passeggiate in Padule dopo l’immancabile pranzo con i cibi semplici e genuini del "Meucci". Insomma un ritorno alle origini, da "pittore delle regine", a "pittore degli ultimi", come si definiva lui stesso all’inizio della sua carriera.