"La scrittura contro la depressione da covid"

La ricetta dello psicologo e scrittore Luca Bonaguidi per affrontare lockdown e questi tempi difficili per colpa della pandemia

Migration

La scrittura come atto creativo che ricostruisce la trama del vissuto, che ricerca, custodisce, spiega, narra, curando le ferite dell’anima. La scrittura come compagna anche del tempo complesso del Covid, del lockdown. Le parole hanno certamente un significato particolarmente profondo per Luca Bonaguidi, scrittore e psicologo, che, a trentatré anni, ha già al suo attivo sedici opere, tra libri ed altre pubblicazioni e non ha intenzione di fermarsi. Sarà per questo che, quando saluta, non augura semplicemente "buon lavoro" o "buona giornata", ma chiude la conversazione con: "Ciao, buone parole", a ricordare e soppesare il valore, il peso specifico, della parola nella vita di ciascuno di noi. Il viaggio e, con esso, la cronaca della partenza e del ritorno sono altri due temi cari allo psicologo e scrittore montecatinese, che si racconta così: "Sono nato a Pistoia e ho trascorso l’infanzia e l’adolescenza tra Montecatini Terme e la Versilia. Poi, l’università a Firenze. Da quel momento, ho cominciato i grandi viaggi, soprattutto in Asia. Infine, l’approdo sulla montagna pistoiese, precisamente a Spedaletto. Ho deciso però di aprire il mio studio di psicologo a Montecatini Terme, anche per un aspetto specifico: uno psicologo può lavorare dappertutto, ma credo che lavorare in un tessuto sociale che conosciamo bene possa aiutare a comprendere meglio il vissuto della comunità in cui si opera. Ho dedicato lunghi studi all’impatto che i luoghi hanno sulla persona". Il rapporto fondamentale con le parole comincia nel modo più intenso ed ineffabile, ovvero con la poesia: "Sono un autodidatta della parola – dice -. Non ho studiato Lettere, la mia è un’altra strada. La mia scrittura è stata prima conseguenza di tutto ciò che ho fatto, poi si è posta al centro. Oggi, la mia specialità come psicologo è diventata proprio l’utilizzo della scrittura come terapia. In questo momento di Covid, fermo restando che non si può mai generalizzare perché ogni persona è unica e ogni terapia deve essere assolutamente personalizzata, credo che anche tenere un diario, raccontare questo vissuto attraverso le parole, possa essere un’esperienza importante per ciascuno di noi". Luca Bonaguidi ripercorre i momenti salienti del suo incontro personale con la scrittura: "Ho cominciato con la poesia – ricorda – e poi ho iniziato a scrivere di musica, di viaggio. Come ripeto sempre, ho consacrato i miei pomeriggi al basket per tredici anni, poi è nata la passione per la musica, i libri, i film, finché mi sono innamorato delle partenze: i viaggi in Asia per un periodo di due anni, l’incontro con l’India e la Russia, due Paesi che amo moltissimo. In questo momento, sto scrivendo per Stefano Guindani - uno dei più grandi fotografi italiani di celebrities e moda internazionale, autore di reportage urbani e sociali in tutto il mondo. Oggi sto lavorando per lui per un progetto chiamato "Freedom", uno studio sulle subculture. Stiamo andando ad incontrare tutte le subculture esistenti, nate dagli anni Sessanta in poi ed ancora presenti nel mondo. Si tratta di uno studio molto vasto, non ci sono libri che mappano le subculture e non ci sono fotografie e quindi stiamo realizzando noi per primi questo tipo di lavoro. Io mi occupo di intervistare tutti i soggetti e di scrivere i testi di presentazione antropologica di ogni gruppo". Bonaguidi ha anche pensato ad un progetto per andare incontro alle persone, specialmente in questo periodo: "Ho ideato con due amici una start-up della psicologia che si chiama "psicologo in valigia".

Valentina Spisa