"Io, caposcorta di Caponnetto. Un rapporto speciale"

Montecatini, l'incontro virtuale con Giampiero Gregori. Una vita dedicata alla legalità

Gregori con Valentina Spisa

Gregori con Valentina Spisa

Montecatini Terme, 24 luglio 2020 - Ha posto la sua vita al servizio di alti valori, indossando l'uniforme della polizia, oggi in pensione, continua la sua opera di diffusione della cultura della legalità. Tra i molti delicati incarichi che ha seguito, Giampiero Gregori ne annovera uno che ha lasciato un segno indelebile nella sua vita: è stato caposcorta del giudice Antonino Caponnetto. Gregori, in collegamento via Skype, ha portato la sua testimonianza, ricordando l'operato del giudice Caponnetto, il suo instancabile impegno per consegnare quei valori «alti ed innegoziabili» alle nuove generazioni, incontrando i ragazzi nelle scuole, ricordando Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i magistrati che considerava «suoi figli».

«I giovani – ricorda Gregori – lo ascoltavano in silenzio, con rispetto, attenzione e, alla fine, potevo vedere i loro occhi lucidi. Io ho avuto l'onore, insieme ad altri colleghi, di proteggere la sua persona e questo è accaduto subito dopo le stragi di Capaci, avvenuta il 23 maggio 1992 e quella di via D'Amelio, il 19 luglio dello stesso anno. Appartenevo alla Questura di Firenze, ero in un altro reparto, sempre operativo e dal ministero è stato creato questo nucleo scorte a protezione di personalità ad alto rischio. Per l'addestramento che avevamo siamo stati selezionati per costituire il primo gruppo del nucleo scorte. Mi fu affidato il giudice Antonino Caponnetto che, all'indomani della morte di Falcone e Borsellino, aveva giurato di continuare la loro opera: anche se era in pensione, voleva portare il suo messaggio di legalità, parlare di contrasto alla mafia, soprattutto ai giovani delle scuole. Senza esitare un attimo abbiamo accettato l'incarico, perfettamente consapevoli dei rischi che correvamo, viste le stragi appena compiute a Capaci e via D'Amelio e l'attacco di Cosa Nostra alle istituzioni. Abbiamo cominciato a girare le scuole di tutta Italia. Erano tantissime le richieste dagli istituti scolastici per poter ascoltare il giudice Caponnetto, che era rimasto l'ultimo del pool antimafia, ideato da Rocco Chinnici, anche lui ucciso nell'attentato del 29 luglio 1983. Caponnetto, alla sua morte, ne aveva preso il posto per continuare la sua azione antimafia. Abbiamo formato un gruppo coeso con Caponnetto: si era creato un rapporto bellissimo, il giudice si faceva volere bene. Nella mia carriera di poliziotto ho protetto tante personalità italiane e straniere, di vari livelli di rischio e, con alcune, si instaura un rapporto particolare: Caponnetto era una di queste, ci capivamo con un semplice sguardo. Noi della scorta abbiamo avuto un rapporto speciale con tutta la famiglia del giudice, con la moglie, affettuosamente chiamata nonna Betta, una donna straordinaria, che non lo ha mai lasciato solo, è venuta sempre con noi: una volta mi disse: 'Giampiero, ti immagini succede qualcosa, io che rimango a fare?».

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Alla domanda su dove nasca il coraggio di un agente di scorta che affronta il rischio ogni giorno, Gregori afferma: «Non bisogna pensare alla paura, bisogna pensare a ciò che vale la pena fare» e ricorda i nomi dei colleghi Caduti a Capaci: «Con i magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, morirono Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro; ma non possiamo dimenticare neppure i sopravvissuti di quel 23 maggio 1992, di cui non si sente spesso parlare, ovvero Angelo Corbo, Paolo Capuzza, Gaspare Cervello e l'autista di Falcone Giuseppe Costanza. E poi via D'Amelio, il 19 luglio: si percepiva nell'aria che la strage sarebbe potuta avvenire, perché Borsellino era chiaramente il secondo obiettivo; morirono con lui: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Emanuela Loi».

Oggi, Giampiero Gregori, con l'associazione culturale «Tutti per uno», porta avanti un progetto per continuare l'opera di diffusione del messaggio di legalità: «Con Salvo Punzo e sua moglie Anna Furno, abbiamo creato lo spettacolo musicale: 'Lascerò che una nuvola vi accompagni', ideato da Punzo, di cui curo la regia, che abbiamo portato a Montecatini Terme, al Tettuccio, grazie a Anps e gruppo motociclisti dei colleghi. E' uno spettacolo dal vivo, che narra dieci anni, dal 1983 al 1993, fino alla strage di via dei Georgofili: è un modo per raccontare ai ragazzi, informarli. Con l'associazione 'Tutti per uno' portiamo lo spettacolo in tutta Italia. Speriamo di poter tornare presto anche a Montecatini Terme».