Antonio Grassotti è stato raggiunto da un decreto penale di condanna. Riguarda il Mefit, in particolare, dice il candidato a sindaco della coalizione di centrodestra, "per averlo tenuto aperto. La conseguenza di un atto d’amore per la città e per gli operatori florovivaistici di Pescia". "Fra i vari motivi che mi hanno indotto a convocare questa conferenza stampa -ha detto in apertura dell’incontro con i giornalisti il candidato del centrodestra e di alcune liste civiche Antonio Grassotti- ce n’è uno in particolare. Infatti, nonostante il mio certificato penale sia privo di carichi pendenti, in questi giorni ho ricevuto un decreto penale di condanna per la violazione di alcune normative". "Si tratta semplicemente del fatto che, come amministratore unico del Mefit, carica dalla quale mi sono dimesso una volta accettata la candidatura, ho mantenuto l’apertura e la funzionalità della struttura, e questo, secondo il Tribunale di Pistoia, rappresenta una violazione di alcune norme vigenti, stabilendo delle contravvenzioni. Farò ricorso a questo provvedimento, non definitivo, visto che le motivazioni per le quali ho proceduto erano certamente di ordine generale e nell’interesse della collettività. In ogni caso non si tratta di causa di incandidabilità". "Intanto – ha proseguito – credo che proprio la vicenda del Mefit, il nuovo mercato dei fiori di Pescia, che ho diretto per sette anni, sia l’esempio migliore dei motivi della mia nuova discesa in politica, dopo la mia candidatura nella Democrazia Cristiana del 1993. Rischiare un provvedimento penale, che prevede o l’arresto o il pagamento di una multa piuttosto elevata, a fronte del fatto che per sette anni ho lavorato per il Mefit a titolo assolutamente gratuito, anzi spendendo del mio per pagarmi un’assicurazione!, dimostra che le motivazioni erano assolutamente di servizio per la comunità e, in particolare, per tutti i lavoratori che gravitano intorno a questo grande centro logistico-commerciale. Chiudere quella struttura avrebbe voluto dire mettere in ulteriore difficoltà oltre 600 aziende, le loro famiglie ed un indotto già provato dalla pandemia e dalla concorrenza nazionale ed internazionale, stante il fatto che non era disponibile un’alternativa seria ove collocare il mercato stesso. Su questo tema si innesca la prima riflessione in merito a quanto letto: i rapporti con Oreste Giurlani. Di lui non posso che parlare bene, per l’impegno e l’attenzione che ha rivolto alla struttura Mefit, ma non posso certo accettare di essere etichettato come una sua creatura. Il mio curriculum dimostra che avevo assolutamente i titoli per svolgere quel ruolo, che, come ripeto, ho accettato senza prendere un centesimo e lavorando intensamente per risolvere i pesanti problemi di bilancio che da subito mi sono trovato ad affrontare. Bilancio chiuso sempre in attivo nei miei sette anni da amministratore unico e che da tre anni, dopo il recupero del deficit, chiude con un utile importante".
CronacaDecreto penale a Grassotti "Per l’apertura del Mefit" "Ho presentato ricorso e vado avanti sereno"