
Intervento dei carabinieri
Montecatini, 17 luglio 2019 - Le indagini dei carabinieri di San Miniato sono iniziate nel dicembre 2017 partendo dal telefono cellulare perso da uno dei ladri in fuga dopo il furto in una villa a Santa Croce. A un anno e mezzo di distanza, dopo aver eseguito accertamenti tra le province di Pisa, Pistoia e Firenze, i militari del Norm della Compagnia di San Miniato ieri mattina hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Pisa. In manette sono finiti due georgiani senza fissa dimora: un uomo di 34 anni associato al carcere di Sollicciano dove era già detenuto per altra causa e una donna 45enne, ai domiciliari a Monsummano Terme. Secondo i carabinieri della banda avrebbero fatto parte altre quattro persone, tutte di origine georgiana, ancora ricercate.
Ai due arrestati vengono contestati dieci furti. Dopo il primo, quello del dicembre 2017 a Santa Croce, altri nove tra Monsummano, Montecatini, Chiesina Uzzanese e Ponte Buggianese, a Fucecchio e Cerreto Guidi. Le indagini dei carabinieri, in una più ampia attività investigativa denominata Kai Kai, hanno accertato che la banda di sei georgiani, ha messo a segno nove furti in abitazioni e uno in un supermercato a Monsummano, rubando denaro contante, oggetti preziosi, orologi e altro materiale di valore come monete antiche, cappelli da collezione in serie limitata, posate d’argento, una penna di un noto marchio e persino un salvadanaio contenente circa 50 euro, alcolici e superalcolici.
Il modus operandi della banda era sempre lo stesso. A essere prese di mira erano solo case vuote, quindi seguivano i movimenti dei proprietari. Spaccando una porta o una finestra entravano e rovistavano ovunque. Quando si rendevano conto che non era il caso di fare rumore spaccando i vetri, usavano la chiave bulgara, un particolare marchingegno, una «chiave morbida», che consente di «copiare» i codici delle serrature. Con un secondo strumento detto «tensore» copiavano la forma della serratura ruotandola con pochi gesti. Con un tornio ricavavano il duplicato della chiave ed entravano nelle case come fossero i proprietari.
Ladri, quindi, e particolarmente abili anche nell’utilizzo di attrezzi da fabbri. La donna di 45 anni era l’addetta alla ricettazione della refurtiva. Il telefono, perso da uno dei ladri durante la fuga dalla villa saccheggiata a Santa Croce, non apparteneva a nessuno dei due arrestati ieri, ma a uno dei quattro malviventi le cui ricerche sono ancora in corso. I due sono accusati di associazione per delinquere finalizzata ai furti.