La nostra terra bianca, fra veleni e ipocrisia

Il libro di Giulio Milani sarà presentato venerdì 26 giugno alle 21 al Caffè Montanelli in viale Roma 3 a Massa e il 4 luglio a Carrara nella sala parrocchiale del Duomo alle 21.30

Lo scrittore massese Giulio Milani

Lo scrittore massese Giulio Milani

Massa Carrara, 24 giugno 2015 - Incontro Giulio Milani all’indomani dell’uscita del suo nuovo libro, La terra bianca, uscito per i tipi di Laterza. Reduce da un’intervista Rai, lo scrittore massese mi appare sereno e consapevole che questo romanzo potrà essere come sale su una ferita ancora aperta.

Ha scritto un libro pieno di storie, di testimonianze. Come nasce? Ho monitorato i fatti riportati dai giornali, dall'inchiesta sul "nero alle cave" all'infiltrazione mafiosa, dalle discariche abusive alla marmettola nei fiumi, dalla distruzione di montagne e sorgenti al Piano paesaggistico della Regione toscana, e ho fatto dei collegamenti. Il primo è stato il confronto con l'esperienza dell'Assemblea permanente contro la Farmoplant, perché il nodo dei problemi risale al modo in cui è stato affrontato il conflitto tra ambiente e lavoro, o meglio, tra interessi collettivi e interessi privati: alla fine si è aspettato l'incidente per chiudere il discorso, anche se nel libro compare una terza via tra incidente e sabotaggio ambientalista. È una questione fondamentale, perché come dimostra la recente alluvione a Carrara dobbiamo decidere, e alla svelta, quanto sono ancora sostenibili determinati stili di vita e le relative opzioni politico-economiche.

Il titolo ricorda “Rumore bianco” di De Lillo. Là la fuoriuscita di agenti chimici induce i cittadini a fuggire la paura prima che la causa. Cos'è la terra bianca? Quali paure vogliamo rimuovere noi? La terra è bianca come la polvere di arsenico per gli operai della Rumianca o la polvere di segagione del marmo, che causa la silicosi e inquina e ostruisce gli acquiferi; è bianca come lo statuario ma anche come la vernice degli ipocriti: quanti si lamentano per una provincia al 76° posto della classifica nazionale per la qualità della vita, per il tasso di disoccupazione al doppio della media regionale, per il degrado urbano e il dissesto del territorio, magari sono gli stessi che hanno svenduto la propria dignità, prima che la salute, per un tozzo di pane. La paura di un ipocrita qual è? Che si scopra il suo gioco.

Quale ritratto emerge della provincia e di chi vi abita? Emerge il ritratto di un popolo reso catatonico dalla mole di traumi subiti. Supponiamo allora che io sia uno psicanalista e la provincia il mio paziente. Attraverso il racconto dei cavatori, degli anarchici, dei soldati apuani in Russia e dei partigiani, dei lavoratori del polo chimico e degli ambientalisti, metto il paziente davanti allo specchio: rivivere i traumi, dargli un nome, è anche il primo passo per riprendere in mano il proprio destino.

Un destino diventa tale quando si riesce a farne racconto, storia condivisa, al di là di ideologie e appartenenze. Pensa sia possibile, in questo territorio così lacerato? Se sì, come? La nascita dell'assemblea permanente di Carrara, connotata dalla forte presenza dei trenta quarantenni, mi sembra un bel segnale. Quando i cittadini si muovono in prima persona, non delegano, ma anzi vigilano e propongono, la democrazia non è più una parola vuota, le strade tornano a popolarsi di contenuti. A Carrara come nel resto della Toscana e del paese, dove i movimenti di protesta contro una politica alle volte criminale si contano ormai a centinaia, sta forse nascendo il germe di una nuova coscienza generazionale. Il libro sarà presentato venerdì 26 giugno alle 21 al Caffè Montanelli in viale Roma 3 a Massa e il 4 luglio a Carrara presso la sala parrocchiale del Duomo alle 21.30.