Enzo Marco traduce Gemignani Le antiche fole diventano ’n cararino

Due volumi di storie per bambini attinte dalla tradizione locale

Enzo Marco

Enzo Marco

Carrara, 8 gennaio 2018 - Non riesce a stare fermo e nonostante l’eta avanzata che lo inviterebbe a stare davanti al caminetto è un classico esempio di sempreverde e sempre attivo. Si chiama Diamanti, ha ottant’anni tondi tondi, ma è noto a tutto il mondo dell’arte come Enzo Marco. Enzo Marco lo scrittore di favole, il traduttore in dialetto che ha restituito dignità letteraria al nostro idioma, traducendo in carrarino tutto quanto gli passasse dalle mani. La storia di Pinocchio, Alice nel paese delle meraviglie, Il piccolo principe, Gian Burrasca. Una vera e propria collana che consente di viaggiare sulle ali della fantasia a grandi e piccini, ma rigorosamente in carrarino. Da ultimo questo Natale lo ha visto impegnato nelle favole di un’altra celebre penna nostrana, Beniamino Gemignani, di cui ha tradotto le storie per bambini in due volumi. Entrambi, dal titolo «Fole cararine» hanno in copertina due creazioni artistiche dello stesso Enzo Marco. «Passeggiando rimango affascinato dalle cortecce e dalle foglie degli alberi – racconta l’artista – ogni scarto della natura ha qualcosa da dirci». E lui quello che ci viene detto dalla natura lo coglie al volo e lo trasforma in dipinto, quadro, idea. Così in copertina ci sono pezzi di albero, ramoscelli che raffigurano volti, croci, immagini e simboli con cui il mondo che ci circonda porge suggestioni. «Uno scrittore contro corrente», così lo definisce lo stesso Gemignani nella prefazione ai due volumi e spiega anche perché: «E’ poeta, prosatore e dicitore sapiente ’n dialet, per allontanare quanto più possibile la temuta morte d’l cararin. Non solo si ostina a scriverlo inventando per conto proprio squisiti testi dialettali, ma p’r soprqapù traduce in dialetto prose e poesie scritte in italiano. Almeno io gli devo un ringraziamento : scrive Gemignani – perché nel rileggere ritradotte in dialetto fole da me ascoltate in cararin e tradotte in italiano ritrovo in esse la loro freschezza sorgiva. E’ come bere acqua dalla sua sorgente anziché da una fontana che sgorga guastata da impurità». E così’ le fole cararine tornano con Enzo Marco alle loro origini, così come i nonni le avevano raccontate allo stesso Gemignani che per noi le ha tramandate in italiano. Un’attività infaticabile che ha visto il nostro Enzo Marco tradurre detti latini, poesie. E’ così che il celeberrimo «errare humanum est» diventa «A s po anc sbaiar, nas’ist’r no»