Zeri, lupi all’attacco di un gregge di pecore

L’amarezza del giovane che alleva 250 ’zerasche’ e ha in stalla anche 80 mucche ’limousine’: "Chi non è del mestiere non può capire"

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di Roberto Oligeri

Nuovo assalto dei lupi (ma potrebbero essere ibridi, o cani inselvatichiti) ad un gregge in Lunigiana. E solo per l’intervento immediato dei cani da “guardiania“ c’è stata solo una vittima: una pecora. Ma vediamo i fatti. Sul nostro Appennino è scesa la neve e con essa scendono anche i lupi, sempre in caccia di prede. E se non trovano le loro prede tradizionali, come i caprioli e i cinghiali, questi predatori indirizzano le loro mire nei confronti degli animali domestici, in primis le pecore. E’ accaduto anche l’altra sera: il lupo, ha sferrato un attacco fulmineo al gregge di pecore zerasche dell’azienda “Diego Rubini“, nella zona di Adelano, in comune di Zeri. L’attacco è avvenuto mentre il gregge ritornava verso la stalla. Diego, un giovane lunigianese che al posto fisso in banca ha preferito la professione di allevatore seguendo così le orme del nonno e del padre, possiede un gregge che conta 250 pecore da carne, le zerasche appunto. Ma ha anche 80 bovini, pure loro da carne, della pregiata razza francese “limousine“. "Purtroppo i lupi, da veri carnivori, sono dei super predatori: studiano il momento giusto in cui colpire - racconta il pastore - come in questo caso. I miei pastori maremmani, i possenti cani da guardiania che vivono in simbiosi con le pecore, si erano attardati in coda al gregge. Loro l’hanno visto e in maniera fulminea è stata ghermita una fattrice che era in testa. Io credo si trattasse di un esemplare isolato, in quanto se era un piccolo branco ci sarebbe stata una battaglia furibonda. Comunque sia, appena percepita le presenza del lupo, i miei cani si sono precipitati in difesa del gregge. Così il predatore non ha fatto in tempo a trascinar via la sua preda, ha dovuto abbandonare la pecora, ma ormai l’aveva uccisa mordendola alla gola e io mi ritrovo con un’ennesimo capo perduto...Chi non è del mestiere, non si rende conto dei sacrifici - racconta Diego Rubini - delle difficoltà che incontrano quotidianamente coloro che hanno scelto, come me, di rimanere a vivere nelle famose “aree interne“. Non è certo semplice questo genere di vita, ma la accettiamo comunque senza tirarci indietro perchè è nella nostra genetica trascorrere la nostra esistenza a stretto contatto con la natura, accettando tutti i rischi e pericoli che questo comporta".