
Un momento della preparazione del vaccino (foto di repertorio)
Massa Carrara, 22 maggio 2021 - E’ ancora debole Virginia, la tirocinante 23enne di psicologia clinica che domenica 9 maggio ha ricevuto per errore quattro dosi del vaccino Pfizer. A confermarlo è la madre della giovane. "Virginia – racconta – ha sempre il fiato corto e mal di testa. In particolare dalla tarda mattinata, per aumentare verso sera, con capogiri e tanta stanchezza. Abbiamo fatto ulteriori controlli a Pisa e l’ho accompagnata io, perché i medici hanno suggerito in via precauzionale di non farla guidare. I sanitari non escludono nessuna ’pista’ e quindi stanno andando per esclusione con esami di vario tipo". E se la giovane, attraverso la madre, conferma l’intenzione di non procedere penalmente nei confronti dell’Asl, l’ipotesi di una richiesta di risarcimento danni è tutt’altro che improbabile. "E’ presto per dirlo – conclude la madre – ma non lo escludiamo. L’ultima parola, ovviamente, sarà di Virginia: sarà lei a decidere se e come muoversi".
Intanto sulla questione interviene anche il ’Nursing up’, sindacato nazionale degli infermieri. "I recenti fatti di cronaca – scrivono in una nota – avvenuti nella medesima Asl, prima a Massa Carrara poi a Livorno – ci preoccupano non poco e meritano l’apertura di una approfondita indagine. Da sempre il nostro primo obiettivo rimane la salute dei cittadini e naturalmente, come sindacato nazionale degli infermieri, chiediamo di far luce sulla spinosa vicenda al fine di evitare una pericolosa ’caccia alle streghe’ nei confronti degli operatori sanitari, che comunque, in caso di accertamento di errori umani, si assumeranno le loro responsabilità come è giusto che avvenga.
«Cosa sta succedendo – prosegue Antonio De Palma, presidente nazionale del ’Nursing up’ –? Si tratta di errori umani dovuti allo stress, al super lavoro a cui gli operatori sono sottoposti in questi mesi? Ricordiamo che il vaccino anti-Covid rappresenta una operazione complessa, per la quale non solo è richiesta quella indispensabile esperienza che solo gli infermieri e i medici hanno, ma soprattutto nell’insieme ci sono una serie di operazioni coordinate e integrate che portano alla somministrazione finale, fasi tutt’altro che banali. Il vaccino non è una semplice iniezione intramuscolare. Abbiamo voluto svolgere un’indagine accurata con i nostri referenti, e abbiamo preso come base due regioni del centro Italia, la Toscana, dove è avvenuto il fatto, e il Lazio. Abbiamo verificato che, visto l’elevato numero di somministrazioni a cui le Regioni stanno sottoponendo i centri vaccinali, molti hub si sono organizzati in modo per così dire ’singolare’, ma che potrebbe tuttavia essere funzionale alle esigenze del momento e all’emergenza che stiamo vivendo".
«C’è chi prepara il vaccino – prosegue la nota – e lo diluisce, e c’è chi lo somministra, cosa questa ’singolare’, se si volesse tener conto di una delle regole fondamentali vigenti nella pratica clinica infermieristica: di norma non cambia il soggetto che si occupa della preparazione e somministrazione della medesima dose di prodotto, essendo tali azioni considerate interdipendenti ed in continuità tra di loro. Pare tuttavia, che con gli altri protocolli in uso, sarebbe possibile, ed usiamo sempre il condizionale, ridurre maggiormente il rischio di eventuali errori. Ciò premesso, noi non vorremmo mai che accadesse, ed è per questo che abbiamo aperto una indagine, che alla fine il cerino rimanesse proprio nelle mani degli infermieri. Ansia, stress, numero elevatissimo di somministrazioni e complessità dell’operazione in se stessa, potrebbero indurre in errore qualsiasi professionista. Noi ora ci chiediamo: potrebbero essere stati proprio lo stress e la disorganizzazione le cause dei due errori commessi in Toscana, a distanza di pochi giorni uno dall’altro? Per fare chiarezza sui fatti, i nostri esperti sono a disposizione".