REDAZIONE MASSA CARRARA

Un secolo fa il disastroso terremoto Il ricordo a Borgo del Ponte

L’associazione commemora. gli 88 morti e i 441 feriti. Molti abitanti si salvarono. perché lavoravano nei campi

Cento anni fa un disastroso terremoto devastò la nostra provincia. A distanza di un secolo, l’associazione Borgo del Ponte-Santa Lucia ricorda quel tragico evento onorando tutte le vittime. "All’alba del 7 settembre 1920 – si legge nei giornali dell’epoca – alle 7,56, una violenta scossa di terremoto di magnitudo 6,48 pari al 9°- 10° grado della scala Mercalli con epicentro in Lunigiana provocò danni e lutti dappertutto, interi paesi furono rasi al suolo, nella sola provincia di Massa Carrara vi furono ben 88 morti e 421 feriti.

"Arrivarono soccorsi da Pisa, Siena, Altopascio, Collodi, San Miniato, Montopoli e Piombino – ricorda Vincenzo Ozioso, presidente dell’associazione –. L’esercito inviò squadre di zappatori dell’83° reggimento di fanteria, il governo si occupò direttamente di alleviare il disagio della popolazione con l’invio di materiali , con medici volontari, ambulatori mobili, tende da campo. Furono allestiti campi di raccolta per terremotati in viale della Stazione, piazza Garibaldi, piazza Aranci, piazza Martana e in altre zone limitrofe. Il Re Vittorio Emanuele subito dopo il disastroso evento, partì alle 5,45 in macchina da San Rossore seguito dalla Regina Margherita per fare visita alle zone terremotate".

Si racconta, inoltre, che tutta la popolazione, anche montana, rimase terribilmente spaventata. La sera, la gente aveva paura a rientrare in casa e, nel caso del paese di Forno, gli abitanti passavano la notte ai "campi", zona limitrofa al paese. Avvolti in coperte per difendersi dal freddo, trascorrevano le ore notturne all’aperto, ritornando con il giorno alle loro attività. E tornando a Borgo del Ponte, nonostante la grande distruzione e le numerose vittime causate dall’evento, la borgata non registrò un solo ferito. Infatti, pur essendoci case e strade crollate, all’ora del terremoto la maggioranza degli abitanti non era in casa ma nei campi a lavorare.

"Per ricordare questo scampato pericolo – conclude il presidente Ozioso – l’anno seguente , il parroco della chiesa di San Martino di Borgo del Ponte, monsignor Casimiro Peroncini, commissionò la statua di Sant’ Emidio dallo scultore massese Ambrogio Celi e fece realizzare un’ apposita nicchia, collocandolo all’interno della chiesa come santo protettore in caso di terremoto. Ogni anno, fino all’inizio della seconda guerra mondiale, veniva portato in processione con la partecipazione di numerosi fedeli per invocare protezione".

Angela Maria Fruzzetti