Stop a Cava Crespina Il Parco regionale dice no

La soddisfazione delle sezioni del Club alpino italiano di Carrara e Fivizzano "La zona compresa tra i monti Sagro e Borla già ora attira molti turisti".

Stop a Cava Crespina  Il Parco regionale dice no

Stop a Cava Crespina Il Parco regionale dice no

di Roberto Oligeri

Il Parco Regionale delle Alpi Apuane ha, di fatto, respinto il progetto coltivazione di Cava Crespina. Nei giorni scorsi Il Parco Regionale, settore governo del territorio, ha determinato di non rilasciare alla ditta TWM srl di Carrara l’attesa “Pronuncia di compatibilità ambientale“ (prevista dalla legge regionale numero 10 del 2010), comprensiva delle altre autorizzazioni previste relativamente al progetto di coltivazione della cava Crespina, che si trova nel territorio del Comune di Fivizzano. La cava Crespina, per fare chiarezza, è un sito che ospita una colonia di tritoni alpestri, un anfibio raro, endemico delle Alpi Apuane. "Preso atto - si legge fra l’altro sul documento - che i pareri contrari prevalgono su quelle favorevoli per le seguenti ragioni: sono rilasciati da amministrazioni competenti in materia ambientale e paesaggistica; attengono a criticità non superabili che comportano il diniego della pronuncia di compatibilità ambientale e della autorizzazione paesaggistica, tutti presupposti indispensabili per il rilascio dei titoli abilitativi che consentono la realizzazione dell’intervento". Il Parco ha inoltre "dato atto che il parere favorevole del Comune di Fivizzano non è accompagnato dal rilascio dell’autorizzazione ai sensi della legge regionale numero 35 del 2015 e dell’autorizzazione paesaggistica…" Vari infine sono i rilievi per cui il coordinatore del settore governo del territorio del Parco Regionale delle Alpi Apuane ha motivatola sua opposizione al rilascio della pronuncia di compatibilità ambientale per la coltivazione di Cava Crespina.

Adesso il Cai di Carrara e quello di Fivizzano esprimono "soddisfazione per il diniego espresso dagli organi competenti" e sottolineano ancora una volta come "la zona compresa fra il Monte Sagro ed il Monte Borla debba avere dalla istituzioni una forte spinta allo sviluppo d’economie compatibili e virtuose per sviluppare le attrattive per un turismo attento ai valori del paesaggio e della storia. Già adesso attrae migliaia di persone nel corso dell’anno. E’ questo lo scenario futuro che il Cai - termina il documento - vuole immaginare, non certo l’apertura di cantieri di cava con tutte le problematiche ambientali che non hanno possibilità di convivenza con nessun altro aspetto economico ed uso del territorio".