Sindacati sul piede di guerra: "Ci snobbano "Vogliamo subito un tavolo con le istituzioni"

Nel mirino la crisi dovuta alla pandemia e le vertenze del territorio mai risolte: dalle bonifiche al porto passando per il turismo e il lapideo

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MASSA CARRARA Ignorati dalle Istituzioni. I sindacati scrivono lettere, lanciano proposte, sollevano problemi. Ma chi dovrebbe ascoltare, rispondere e trovare soluzioni tace. Quando non si lanciano strali incrociati, divisi e in contrasto su tutto. Così soffoca nel silenzio la voce di chi rappresenta direttamente 40mila lavoratori del territorio. Il terzo ‘comune’ della provincia. Ma ormai sembra non esserci spazio ai tavoli istituzionali per il triumvirato apuano dei segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil che ora lanciano un ultimo appello a tutti i livelli: "Ascoltateci". O si faranno sentire. Il varco del Rubicone è dietro l’angolo e non hanno intenzione di arretrare di un passo Paolo Gozzani (Cgil), Andrea Figaia (Cisl) e Franco Borghini. Il dado è tratto e già lunedì ci sarà un primo vertice con i quadri sindacali, alla Imm di Carrara, per decidere le strategie. Ieri mattina, nella Sala degli Specchi di Palazzo Ducale, hanno lanciato l’ultimo appello al dialogo per affrontare tutte le vertenze del territorio. Il documento è già stato inviato a tutte le Istituzioni e la risposta è stata la stessa: il silenzio. "La politica ci ascolti, serve un tavolo istituzionale permanente per affrontare i problemi derivanti dalla crisi" scrivono Gozzani, Figaia e Borghini che ricordano come negli anni prima del Covid, della grande crisi apuana, siano stati già persi dagli 8.000 ai 10.000 posti di lavoro. Numeri che potrebbero essere scavalcati in un solo balzo a causa dell’emergenza sanitaria senza le dovute contromisure. "Siamo in vera e propria agonia e non possiamo più permetterci di rinviare la definizione di un progetto territoriale di sviluppo condiviso da porre all’attenzione di Regione e Governo. Ci sono opere che da anni tutti riconoscono come necessarie ma che non decollano mai: è il tempo delle scelte e dalle parole bisogna passare ai fatti". L’elenco è quello delle ferite aperte, alcune da decenni e incancrenite. La bonifica della falda per liberare le aree produttive agli investimenti in zona industriale: "Il settore manifatturiero e la vocazione della Zona industriale devono essere centrali in un’ottica di ripresa". La rete integrata dei trasporti "deve garantire il collegamento ferroviario tra il porto e la zona industriale e la rete viaria sia adeguata anche alle esigenze eccezionali del trasporto. Adesso che le prime attività connesse all’Accordo di Programma cominciano a vedersi". Il porto, per i segretari confederali, è una "opportunità futura possibile, rappresentando uno scalo a mare invidiabile e ben inserito in una logistica integrata strategica. La relativa vicinanza della pianura padana, gli scali liguri, la vicinanza della Toscana centrale ed interna dove più forte si è evidenziata la ripresa, aree industriali ancora appetibili o risanabili, la ferrovia che li collega". Non dimenticano il risanamento idrogeologico, dai monti al mare, e sul turismo evidenziano come la pandemia abbia "messo a nudo la mancanza di un piano o di una programmazione relativa al settore alberghiero. Serve una offerta turistica migliore", chiedon o e rimarcano il bisogno di un’attenzione maggiore all’erosione per evitare di buttare via risorse, con l’obiettivo di un’occupazione meno precaria. Il lapideo, croce e delizia: chiedono con forza che nasca veramente una vera filiera locale per la lavorazione del marmo per distribuire maggiormente la ricchezza. Chiedono di essere coinvolti dalle amministrazioni nella contrattazione sociale, per la definizione di tasse e tariffe locali che si riflettono sui servizi e il benessere dei cittadini. Chiedono concertazione sull’organizzazione scolastica "che sappia garantire insieme sicurezza, presenza e continuità". Sulla sanità chiamano in causa l’Usl Toscana nord ovest per un "confronto locale più stabile e continuo ma anche una conoscenza delle scelte strategiche". E infine le partecipate dove ormai il dialogo è praticamente azzerato visto che tutto sta passando a livello di area vasta, con i centri di potere lontani dal territorio.