
di Claudio Laudanna
"Adesso vogliamo andare fino in fondo". La “Dispositivi industriali italiani” ha inviato una pec di diffida alla centrale acquisti sanità della Regione Toscana, Estar chiedendo di applicare rigorosamente le norme previste dall’Autorità anti corruzione per quanto riguarda una fornitura di Ffp2 da ben 28 milioni. Un maxi appalto, come raccontato da La Nazione, finito nell’occhio del ciclone e rispetto al quale la ditta avenzina ha ora di far valere i propri diritti in tutte le sedi. In particolare la Dii, che si è classificata 21esima nella gara d’appalto, contesta il fatto che Estar non abbia pesato adeguatamente tutte le proposte.
"Dal calcolo della percentuale di offerta anomala questo è pari al 54,85%. E’ emerso tuttavia che i primi 18 partecipanti, tra l’altro tutti importatori sui quali è discutibile l’ottemperamento continuo su tutta la fornitura sia dei livelli di qualità richiesti che dell’esecuzione della prestazione, hanno perfezionato offerte che rientrano in questa percentuale" scrive Marco Bianchi della Dii nella lettera indirizzata ad Estar. E sottolinea che "secondo la legge ricordiamo che, nel caso di aggiudicazione con il criterio del prezzo più basso le stazioni appaltanti procedono all’esclusione automatica dalla gara delle offerte che presentano una percentuale di ribasso pari o superiore alla soglia di anomalia anche qualora il numero delle offerte ammesse sia pari o superiore a cinque. Vi invitiamo formalmente a procedere in tal senso procedendo all’eliminazione come previsto dall’Anac degli offerenti all’interno della soglia di anomalia". Se escludessero tutte le offerte anomale, d’altronde, la Dii si ritroverebbe terza in graduatoria e quindi potrebbe accedere a una parte dei finanziamenti per un valore attorno ai 5 milioni di euro.
"La nostra – dicono dalla società avenzina – è una delle prime imprese italiane per qualità dei prodotti realizzati, per non parlare del fatto che abbiamo tutte le certificazioni e una capacità produttiva a pieno regime di ben 250mila mascherine al giorno. In questo momento abbiamo 14 persone impiegate, ma siamo arrivati ad averne anche 36, questo appalto ci darebbe tanto lavoro. D’altro canto ci sembra assurdo che noi si debba lavorare con il privato e non con il pubblico perché si fa partecipare chi specula e chi è specializzato in altre produzioni, dalle ciabatte ai giubbotti. I prezzi che sono stati proposti in questo concorso sono irraggiungibili eppure noi abbiamo a disposizione la tecnologia migliore che c’è in Italia".