"Ora basta con il 'lavarone' a Massa"

Il Consorzio di bonifica commissiona uno studio tecnico per capire le cause

Il lavarone l'estate scorsa (foto d'archivio)

Il lavarone l'estate scorsa (foto d'archivio)

Massa, 1 giugno 2019 - Lavarone, un ‘nemico’ per la stagione balneare e il turismo ancora poco conosciuto e l’unico modo per affrontarlo, a oggi, è quello della costosa pulizia delle spiagge dopo le mareggiate. Ma che cos’è, come si forma e da dove arriva? Per dare una risposta a tutte queste domande e preparare al meglio una battaglia che magari potrebbe iniziare già dai fiumi, il Consorzio di Bonifica Toscana Nord ha deciso di commissionare uno studio tecnico che ne valuti cause e possibili soluzioni. Un progetto da portare avanti in sinergia e diretta collaborazione con i Comuni (Vecchiano, Viareggio, Camaiore, Pietrasanta, Forte dei Marmi, Montignoso, Massa e Carrara) e le associazioni dei balneari di questo territorio. Uno studio che è stato affidato a un professionista biologo del comprensorio che dovrà fornire, col supporto di analisi scientifiche, un contributo mirato a stabilire le cause della produzione del cosiddetto ‘lavarone’.

Per avere la collaborazione dei Comuni e dei balneari, il presidente del Consorzio, Ismaele Ridolfi, ha inviato una lettera ai responsabili delle associazioni dei balneari e ai sindaci, per illustrare l’avvio dell’iniziativa scientifica e per chiedere appunto la massima collaborazione.

«Sulle emergenze legate al fenomeno del cosiddetto ‘lavarone’, da tempo si sente tutto e il contrario di tutto – ha scritto Ridolfi -. Per questo, crediamo sia arrivato il momento di fare chiarezza: basandosi su dati oggettivi e riscontrabili, occorre aprire un varco di luce sulle cause, contribuendo in maniera importante ad individuare le possibili soluzioni».

Il Consorzio da tempo sta facendo la sua parte: «Le griglie degli impianti idrovori da noi gestiti – sottolinea Ridolfi - raccolgono, ogni anno, ben 13mila quintali di rifiuti e residui di ogni tipo: tutto materiale che, in questo modo, evitiamo appunto che finisca in mare». Il professionista biologo incaricato raccoglierà i dati a riguardo, attraverso prelievi, campionamenti e quant’altro; ma metterà anche in rete gli elementi e gli studi già realizzati, nel tempo, dall’Ente consortile, come da tutti gli altri soggetti competenti. Alla fine gli uffici consortili contano di poter disporre di un quantitativo di informazioni importanteche sarà messo a disposizione della collettività, sia dei cittadini che dei soggetti istituzionali.

«Per questo – conclude il presidente del Consorzio -, chiediamo in particolare alle associazioni dei balneari di segnalare agli uffici consortili la presenza eventuale di materiale sulle spiagge, in modo che esso possa contribuire alla ricerca in corso».