Carrara, la marcia dei duemila: "Difendiamo il nostro futuro"

Il mondo del marmo si blocca dopo le parole di un imprenditore in tv contro chi è vittima di incidenti

Sono stati più di duemila: con slogan a difesa della sicurezza, le bandiere delle tre sigle sindacali, Cgil, Cisl e Uil che hanno organizzato la manifestazione, il Partito democratico locale e regionale, parte della giunta comunale a fianco. E’ stato il giorno della rabbia e dell’indignazione ieri a Carrara dove il mondo del marmo ha incrociato le braccia per affermare il proprio orgoglio dopo che il big del marmo, l’imprenditore Alberto Franchi, ha pronunciato frasi choc alle telecamere di Report. "Qui chi si fa male è un deficiente" disse l’industriale, cancellando con poche sillabe anni di lotte per la sicurezza e la dignità sul lavoro.

In difesa dei propri diritti i lavoratori del marmo, molti familiari delle vittime, che in questi anni hanno macchiato con una scia di sangue il bianco delle apuane, ambientalisti e tanti giovani e studenti "siamo qui per difendere il nostro futuro" si sono dati appuntamento davanti all’head quartier della Fum, la blasonata azienda di Franchi, che, quotata in borsa, registra un utile di 73 milioni. Il corteo si è poi mosso fino alla sede di Confindustria dove nessuno era presente.

Intanto nella città dei marmi l’indignazione cresce sempre di più con associazioni come Qulture, che ha pubblicamente rinunciato al contributo per conferenze e incontri culturali che la Fondazione marmo elargisce annualmente.

Se la base lancia segnali univoci, anche la politica sembra aver capito il messaggio forte che la città di Carrara ha voluto dare. Da qui il Partito democratico regionale e il gruppo parlamentare dem fermamente impegnati a recuperare quella legge che prevedeva l’abolizione dei beni estimati. Si intende, così hanno annunciato il capogruppo Dem Vincenzo Ceccarelli, l’assessore Alessandra Nardini, e il parlamentare Arturo Scotto che sulla questione ha già presentato un’interrogazione, abolire le cave private e rendere tutti i cantieri di estrazione del marmo agri marmiferi di proprietà comunale. Perché all’ombra delle Apuane è ancora in vigore la legge del 1751 con cui la duchessa Maria Teresa D’Este concesse come proprietà privata le cave a un manipolo di industriali dell’epoca che da allora si sono tramandati quelle fette di Alpi Apuane come proprietà privata.