
Bonifiche, spina nel fianco del territorio e dell’economia apuana. Ma c’è chi negli anni il tempo non lo ha perso e oggi la sua opera l’ha fatta e pagata per prepararsi così a ridurre l’impegno e magari spegnere le macchine di trattamento delle acque di falda. E’ la società Baker Hughes, già Nuovo Pignone, che ha presentato due richieste alla Regione per arrivare a chiudere gli impianti di messa in sicurezza di emergenza e di pompaggio e trattamento delle acque sotterranee sia per lo stabilimento principale di Massa, sia per l’area Yard di Avenza.
Nella sede storica di via Dorsale, sono 15 anni che è attivo un sistema di Mise attivato a valle di uno sversamento accidentale di gasolio avvenuto nel 2004 vicino alla palazzina uffici della sala prove anche se era già attivo un piano di caratterizzazione approvato dal Ministero nel 2003, aggiornato poi nel 2005 con le aree di sversamento. Da quel momento sono partiti gli interventi previsti dai progetti di messa in sicurezza di emergenza (Mise) e di bonifica della falda con l’installazione di sistemi di recupero e trattamento delle acque di falda, pompaggio e trattamento, oltre a uno di bioventilazione con monitoraggio periodico della qualità delle acque sotterranee e di efficienza del sistema di Mise.
Nel 2016 le analisi in contraddittorio con Arpat hanno verificato l’assenza di contaminazione dei terreni, portando a spegnere il sistema di ventilazione, di cui è iniziato lo smantellamento totale nel 2020 a seguito dei controlli anche sui gas interstiziali. Anche il monitoraggio delle acque di falda è diventato semestrale e sono stati ridotti i punti di campionamento a soli 34 pozzi. Con le nuove analisi alla mano, che dovrebbero testimoniare la completa ‘guarigione’ della falda, ora l’azienda vorrebbe spegnere anche l’impianto di emungimento e trattamento delle acque di falda ed è stata avviata una conferenza dei servizi asincrona fra tutti gli enti competenti per poter dare l’ok.
Richiesta simile riguarda l’area Yard di Avenza per lo spegnimento degli impianti di Mise e bonifica in una zona ancora soggetta ai vincoli del Sito di interesse regionale. Le analisi effettuate con Arpat fra 2016 e 2019 confermavano uno scenario di contaminazione dovuto quasi soltanto a ferro e manganese mentre sembrava già ormai assente il parametro 1,1-dicloroetilene, presente fino al 2016. Positivo il monitoraggio della falda effettuato a febbraio il che potrebbe significare il completamento della bonifica e la possibilità di spegnere tutte le macchine che ancora gravano sui bilanci della società. Ora si attendono le risposte dalle Conferenze dei servizi convocate dalla Regione.
Francesco Scolaro
cz