Mostra Omaggio all’uomo che scelse la libertà

Al Picco Acuto di Forno l’iniziativa di Maria Giulia Cherubini dove il 13 giugno 1944 fu ucciso il partigiano Marcello ’Tito’ Garosi

Mostra Omaggio all’uomo che scelse la libertà
Mostra Omaggio all’uomo che scelse la libertà

Omaggio a un ’Uomo che scelse la libertà’ è la II edizione della mostra di Maria Giulia Cherubini inaugurata al Pizzo Acuto di Forno con introduzione della professoressa Giovanna Riu. Presente anche l’artista Cherubini: "Facendo mio il motto di Calamandrei “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani“, ho ideato questa mostra nel luogo dove si trova il cippo di Marcello Garosi detto ’Tito’ in occasione della ricorrenza della sua morte e della strage nel paese del 13 giugno 1944. Il luogo è un gruppo di casine di pietra, e piccole piane a scendere che formano l’aia e l’orto. L’aia è il luogo dove, finito il lavoro, si raccontavano storie, si ballava e si cantava". Anche in questa occasione nell’aia si sono radunate alcune persone e si sono raccontate memorie riferite alla strage nazifascista del 13 giugno, della morte di ’Tito’ tra quelle rocce del Pizzo Acuto, durante la battaglia di Forno. Alle pareti in pietra sono state appese alcune opere in fiber-art , mentre delle installazioni si presentano lungo il percorso che porta al cippo di Marcello Garosi. La mostra, ora, è visitabile dal 10 al 13 giugno, dalle ore 10 alle 13 e dalle 15,30 alle 18,30. Marcello Garosi è medaglia d’oro al valor militare con la seguente motivazione: "Fin dall’8 settembre 1943 raccolse e organizzò un gruppo di patrioti, che presto diventò falange e con i quali dominò le Apuane da Monte Prano alla Conca di Vinca. In seguito all’attacco concentrico da parte di un migliaio di guardie repubblichine, X Mas, e SS tedesche, appoggiate da due semoventi, riusciva a rompere l’accerchiamento dopo avere fatto saltare un tratto di monte e avere sepolto tre camion carichi di nemici. Ritornato sul terreno della lotta, cercava più volte di liberare il grosso della propria formazione che si trovava accerchiato, finché in un ultimo assalto, spintosi fin dentro le linee avversarie, rimaneva gravemente ferito. Continuava con mirabile freddezza di animo a sparare con il mitragliatore fino all’ultima cartuccia, preferendo infine togliersi la vita piuttosto che cadere vivo in mano al nemico".

Angela Maria Fruzzetti