"Molti reperti storici sono in pericolo. Ma la cosa non interessa a nessuno"

La riflessione: "Ci sono addirittura testimonianze della lavorazione romana"

"Molti reperti storici sono in pericolo. Ma la cosa non interessa a nessuno"

"Molti reperti storici sono in pericolo. Ma la cosa non interessa a nessuno"

E sempre secondo Renzo Gemignani "oggi le cave sono blindate". Lo scalatore e la figlia Elena (nella foto) raccontano di "allarmi che suonano" e dell’impossibilità di "percorrere alcuni sentieri". "Le cave sono come le banche e se provi ad entrare suonano gli allarmi – raccontano padre e figlia – a noi è successo mentre stavamo per entrare in una cava per proseguire un sentiero". Per Gemignani l’escavazione selvaggia non sta solo cambiando la morfologia delle nostre montagne, ma ‘cancellando’ un intero ecosistema. "Un tempo alle cave c’erano gli alberi da frutto dei cappannari – ricorda Gemignani –, e c’erano i boschi. Belgia è l’unico bosco rimasto nei bacini marmiferi dove ci sono tassi, caprioli, una biodiversità. Lo denunciamo da anni ma non importa a nessuno".

Gemignani e gli uomini della sua cooperativa (la Api an) negli anni hanno pulito le tecchie di molte cave, anche grazie all’attrezzatura e alla preparazione necessaria per scalare le vette. In tutti quegli anni ha visitato le Apuane palmo per palmo. "I manufatti che si trovano alle cave vanno consegnati, eppure non si sente mai dire di un ritrovamento – aggiungono Elena e il padre Renzo –. Spesso durante le nostre escursioni ne abbiamo visti parecchi, figuriamoci chi ci lavora. Sulle Apuane ci sono numerose testimonianze di archeologia industriale, tante testimonianze della lavorazione romana. Non esiste solo Fossacava, ma in nome dell’escavazione si sono distrutte troppe testimonianze storiche. Ci sono ancora le trincee sulla linea Gotica. Conosco molto bene le cave, ci andavo fin da piccolissimo. Ci lavoravano mio babbo e mio zio. Poi le ho frequentate come soccorso alpino negli anni in cui pulivamo le tecchie. I siti erano stati censiti dal professor Dolci, ma oggi non sappiamo quanti ce ne siano ancora".

"Ci sono anche cave dove si lavorava con le mine, il filo elicoidale, esempi di storia che si dovrebbero recuperare come è stato fatto a Rapolano o a Tivoli – dice –. Conosco molte tagliate romane, alcune di epoca rinascimentale e le ho scoperte io. Per esempio nel Settanta andai a Bettogli, c’era una pianta di rosmarino che aveva un tronco di 50 centimetri, c’erano meridiane di epoca rinascimentale e due conchiglie di mare proveniente dalle coste del Libano e fuori dall’acqua da 2mila anni, uscì un pezzo sulla Nazione, ma dopo una settimana fecero saltare tutto".

Alessandra Poggi