FRANCESCO SCOLARO
Cronaca

Marmo, numeri e rebus. Cala il bianco del lusso e impennano i derivati. Monitor del Piano cave

Il bilancio dal punto di vista estrattivo, produttivo e occupazionale. In giunta toscana la valutazione statistica del 2023 sul lavoro al monte. Dal distretto apuano il 25 per cento di tutto il marmo del Granducato. .

Marmo, numeri e rebus. Cala il bianco del lusso e impennano i derivati. Monitor del Piano cave

E’ pronto il nuovo monitoraggio del Piano Cave della Regione Toscana, passato in giunta proprio in queste ore, con una valutazione statistica su quello che è stato il 2023 sotto il profilo estrattivo, produttivo e occupazionale. Non c’è solo la provincia apuana, non ci sono solo i bacini delle Alpi Apuane ma comunque è qui che si concentra la maggiore attenzione, sia per i volumi estratti sia per il valore del prodotto che esce dal ventre di queste montagne: il marmo. Più o meno prezioso o ricercato, rappresenta la pietra di punta della filiera toscana. Rispetto al 2023 si nota un lieve calo nei volumi estratti ma la ‘resa’ di blocchi e pezzi pregiati rispetto a scarti e derivati resta troppo alta. Una lieve ripresa dell’occupazione ma comunque ancora lontana dai valori del 2019, pre-covid. Ed è infine ancora nella provincia apuana che si registra il maggior numero di incidenti sul lavoro nel corso del 2023. Da sottolineare, come ultima nota, che rispetto all’ipotesi di un aumento del 5% in variante per i volumi da escavare nel Piano regionale cave, i bacini apuani restano ancora lontani dagli obiettivi previsti, con la sola Carrara che si attesta quasi all’80% di quelli che sono chiamati ‘limiti sostenibili’, ma che la giunta regionale nei mesi scorsi ha iniziato a rivedere per alcuni bacini extra Apuane. Per ora.

Ma andiamo ai numeri, quelli veri e interessanti che servono ad avere una lettura del settore, accurata e istituzionale. Rispetto a una produzione complessiva toscana che si attesta quasi a 6 milioni di metri cubi, 1,565 milioni circa vengono da Massa Carrara, siamo attorno al 25% del totale. Volumi in calo rispetto al 2022, quando furono circa 1,87 milioni, ma comunque superiori all’ultimo anno pre-covid, il 2019, quando si fermarono a 1,512 milioni di metri cubi. Bisogna mettere in conto che ad esempio a Massa ancora si sta lavorando per concludere l’iter di approvazione di alcuni Pabe, i Piani attuativi dei bacini estrattivi.

Quasi tutti i materiali estratti nella provincia apuana rientrano nella categoria ‘ornamentali’, da taglio e derivati. E se pure è calato il volume di materiale estratto, a picco è andata soprattutto la qualità nel corso del 2023: i materiali ornamentali da taglio, quelli buoni per intenderci, sono stati circa 263mila metri cubi. Mai così pochi dal 2018 a oggi, neppure nel 2020 che fu l’anno del Covid, mentre i derivati sono stati 1,23 milioni di metri cubi, in pratica 6 volte tanto. Solo nel 2022 furono numeri superiori ma si era scavato anche molto di più. Facendo un semplice rapporto, sui numeri esatti del monitoraggio, si arriverebbe a una resa di qualità complessiva che si aggira attorno al 20%, con i derivati ormai all’80%.