Salta il tavolo sul marmo. Addio concertazione e regole concordate. La sindaca Serena Arrighi ha detto basta ai confronti con le aziende sulle norme che dovranno regolare il settore. Ieri ha comunicato alle aziende del lapideo la sospensione delle riunioni per discutere i problemi del settore. "Nessun dialogo con chi conosce solo la strada dei ricorsi. Porte aperte a chi avanza proposte costruttive" dice Arrighi. Questi incontri, voluti dall’amministrazione, per circa due anni sono stati convocati a cadenza regolare con il coinvolgimento della sindaca e dei tecnici comunali, e di associazioni di categoria e imprese.
"Fin dal nostro insediamento – spiega Arrighi – abbiamo fatto del dialogo un punto cardine, anche in un settore complicato come quello del marmo. Dallo smaltimento della marmettola alla firma delle convenzioni passando per l’osservatorio dei prezzi e l’applicazione dell’articolo 21 e la tracciabilità sono tutti temi che sono stati discussi in riunioni allargate a tutti i portatori d’interesse. Ogni singola decisione è stata spiegata nei minimi dettagli e sono stati ascoltati tutti i suggerimenti e i punti di vista. In tutta risposta nelle scorse settimane sono arrivati al Comune ben 14 ricorsi, presentati da 32 diverse società contro il regolamento della tracciabilità. Ricorsi che si vanno ad aggiungere alla lunga serie già pendente su qualsiasi atto esca da palazzo civico e che dimostrano semplicemente una volta di più l’assoluta mancanza di disponibilità al dialogo di una fetta importante del mondo del lapideo. Preso atto di questo comportamento non posso fare altro che interrompere qualsiasi nuovo tavolo allargato di confronto, compreso quello sul regolamento applicativo dell’articolo 21, e continuare a lavorare con ancora più determinazione per il bene di Carrara e dei carrarini. La mia amministrazione ed io saremo sempre aperti al dialogo con chiunque abbia proposte concrete e costruttive da avanzare, ma la concertazione proseguirà solo con sindacati e associazioni titolati a firmare i contratti nazionali e locali. Quanto infine al caso particolare dei ricorsi sul regolamento della tracciabilità questo segue quanto previsto dalla legge regionale del 2015 nella quale è specificato a chiare lettere l’obbligo per tutti i concessionari di lavorare in loco almeno il 50 per cento del materiale estratto, pena la decadenza della concessione. Che ci sarebbe stato questo obbligo non lo si è scoperto certo ieri, ma lo si sa da quasi dieci anni. In tutto questo tempo le imprese avrebbero dovuto lavorare per raggiungere l’obiettivo, ma purtroppo molte di loro hanno preferito intasare le aule dei tribunali. E’ infine fuorviante tornare a riproporre ancora oggi il tema degli informi nel conteggio del 50% per cento. Come è già stato detto, non abbiamo intenzione di affrontare questa tematica perché va nella direzione opposta alla nostra. Tale modifica sarebbe trasversale e non tutelerebbe i soggetti più fragili. Se ci si vuole impegnare per garantire una pluralità di imprenditori si affrontino temi come quello di differenziare i materiali di maggiore o minore pregio".