
"Mangiafuoco ci ruba l’anima" Così Andrastea ’rilegge’ Pinocchio
Il teatrino di Mangiafuoco di Ilaria Bertagnini (in arte Adrastea) è sicuramente una delle opere più visitate di ‘Torano notte e giorno’, e questo nonostante sia nascosto in una piccola aia arroccata su una scalinata. Il piccolo paesino ai piedi delle Apuane quest’anno ha dedicato il tema della sua kermesse di successo (curata da Emma Castè) a Pinocchio e al paese dei Balocchi, con venticinque artisti che hanno interpretato il tema fiabesco e riempito il paese con le loro opere. Quello di Ilaria è un teatrino con tante maschere di gesso e c’è persino il grillo parlante. Lo ha costruito tutto da sola, dai calchi alla cucitura dei tessuti. La notte si illumina ed è molto suggestivo. "Ho ragionato sulla metafora di Mangiafuoco – spiega l’artista e docente di storia dell’arte che abita proprio a Torano, il paese degli artisti –. Nella storia di Pinocchio Mangiafuoco è il cattivo che lo raggira per appenderlo ai fili del suo circo. In Mangiafuoco ho visto il sistema. Quel sistema che attinge i nostri sogni facendo leva sul bisogno che abbiamo di essere accettati, di emergere e farci vedere. È quello che ci ruba l’anima". "Pinocchio è un bambino di legno, e per essere un vero bambino deve ritrovare quelli che sono la sua anima e il suo cuore – prosegue Ilaria – quindi ho realizzato il teatrino mettendo al centro Mangiafuoco (l’unico con la testa) dipingendolo con i colori del rosso, del giallo e del nero, che sono quelli del fuoco. Sotto ci sono dei bambini che si sono omologati a lui. Hanno tutti il collettino e sono in bianco e nero perché lui gli sta rubando il fuoco interiore. Mangiafuoco come il sistema attinge ai nostri sogni, e spesso cadiamo per accettare dei compromessi e vendiamo un po’ noi stessi. Le maschere rappresentano quello che diventiamo per farci accettare, e quando arriva il momento di levarsi la maschera, alla fine ci siamo talmente abituati che dietro alla maschera ne troviamo un’altra". E Pinocchio? "Rappresenta il bambino che deve ritrovare la sua anima – conclude l’artista –, e il grillo parlante è il simbolo della nostra coscienza. Il grillo si gira dall’altra parte perché in questa società siamo un po’ tutti Pinocchi, e invece di provare a cercare la nostra anima ci giriamo dall’altra parte. Insomma spesso rinunciamo ad essere quello che volevamo per recitare un ruolo".
Alessandra Poggi