ALESSANDRA POGGI
Cronaca

La Venere svelata . Franco Mauro Franchi: "Non imito Botero la mia è donna etrusca"

Lo scultore del monumento di fronte all’Accademia parla di "ignoranza artistica nel leggere le opere proprio nella capitale del marmo" e trova la collocazione ideale e consona alla piazza.

La Venere svelata . Franco Mauro Franchi: "Non imito Botero la mia è donna etrusca"

La Venere svelata . Franco Mauro Franchi: "Non imito Botero la mia è donna etrusca"

Lo scultore Franco Mauro Franchi che ha donato la ‘Venere Apuana’ alla città di Carrara, davvero non si aspettava che il suo dono mandasse in crisi una giunta e scatenasse tante cattiverie via social. Eppure la sua Venere in bardiglio viene usata per alimentare guerriglie politiche anche da chi di arte non ne capisce nulla. Men che meno dell’arte monumentale di Franchi, affermato scultore conosciuto in tutto il mondo e per 18 anni docente di scultura nella nostra Accademia, non certo imitatore di Botero. E sì perché la ‘zizona’, come è stata subito rinominata la scultura, è stilisticamente distante dalla produzione di Botero. "Questa scultura per me rappresenta al meglio l’omaggio che volevo fare alla città in cui lavorato e insegnato – spiega Franco Mauro Franchi –. È ispirata alla dea madre, alla fecondità. La sua composizione è piramidale: poggiata a terra con sguardo che guarda il mare e il tipo di marmo che ho usato è riuscito a dare le suggestioni che volevo darle".

Franchi lo sa che in città stanno dicendo che è un’imitazione di Botero?

"Sono malelingue che non conoscono l’arte – prosegue Franchi – e la loro ignoranza non mi sfiora minimamente. Vengo da una cultura lontanissima da quella di Botero. L’ignoranza non ha limiti, nella città del marmo e della scultura dove sono nate le opere più importanti del mondo non hanno mai visto opere dai volumi ingigantiti? Botero che ho conosciuto molto bene usava il linguaggio della cultura sudamericana e nelle sue opere c’è qualcosa di ironico. Nelle mie opere non c’è niente di ironico. Le mie sono Veneri primitive che rappresentano la madre terra e la fecondità in tutti i sensi. Rappresentano la femminilità intesa come erotismo, la donna madre, l’esistenza. La mia formazione è tutta italiana". "Sono contento di come la Venere occupi lo spazio davanti a quell’Accademia in cui ho insegnato per 18 anni – aggiunge Franchi – e le ‘boterite’ non mi sfiorano. Mi piace anche il contrasto del bardiglio con la base bianca, un tributo ai due marmi più celebri di Carrara. Metterla davanti all’Accademia è stato anche un ringraziamento a una scuola che mi ha dato tanto e per cui ho molta riconoscenza, dove sono nate amicizie con i docenti ma soprattutto con gli studenti e molti di loro ancora mi chiamano per ringraziarmi". Come nasce l’ispirazione delle sue ragazze voluminose?

"Dalla cultura etrusca, è come se fossi nato a Tarquinia – racconta ancora Franchi –, andavo dagli zii ed è a Tarquinia che ho scoperto le prime sculture in terracotta. Da bambino vidi una mano di creta con un anello e pensai che l’avrei potuto fare anch’io. Scolpire e plasmare mi viene naturale. Da bambino lavoravo la creta, che vicino a casa mia era ovunque. Mi sono formato a Firenze con il professor Oscar Gallo, di cui a Carrara c’è un’opera bellissima al Mudac, ho avuto importanti maestri e ho iniziato ad insegnare molto presto vincendo una cattedra su duemila partecipanti. A Carrara sono molto legato anche per l’amicizia con Fabio Cristelli. Ci siamo conosciuti in Sicilia durante un simposio a cui ero andato con gli studenti di Carrara". "Sono molto felice dell’armonizzazione della Venere Apuana con il luogo in cui è stata collocata – conclude Franchi – e in tanti mi hanno detto che sembra ci sia sempre stata, e questo è il miglior complimento che potevano farmi".