La diatriba tra i monaci di San Caprasio e i vescovi di Luni

Litigio storico tra monaci di San Caprasio e vescovi di Luni risolto da testimonianze su ospitalità. Conferenza a Aulla affronta la diatriba tra le due istituzioni.

Hanno litigato a lungo i monaci di San Caprasio e i vescovi di Luni: i primi non ne volevano sapere di ospitare vescovo ed ecclesiastici, compresi cavalli e servitori. Intorno al 1180 un gruppo di persone in età avanzata fu convocato davanti a un collegio di arbitri per riferire sui rapporti tra vescovo di Luni e abbazia di San Caprasio. In presenza di un notaio verbalizzante, alcuni giurarono di avere visto sovente i monaci dare al vescovo pane, vino, carne, verdure, frutta, nonché il foraggio per i cavalli. Altri raccontarono di aver visto più volte il vescovo lunense a pranzo nel refettorio del monastero con uomini del suo seguito, 30 o forse più. La diatriba tra vescovi e abati è uno dei temi che verranno affrontati dal relatore Edilio Riccardini oggi alle 17 nell’auditorium di San Caprasio ad Aulla, nel corso di una conferenza promossa dall’Accademia Lunigianese di Scienze Capellini e con l’adesione degli Amici di San Caprasio, dell’associazione ApuaMater e Istituto Internazionale di Studi Liguri Sezione Lunense. A quei tempi il vescovo di Luni era signore territoriale prima ancora che pastore di anime. E, al pari di ogni principe laico della sua epoca, quando si muoveva i monaci erano tenuti a garantirgli – soggetti alla sua autorità – ospitalità. Per lunghi decenni vescovato lunense e abbazia di San Caprasio furono in contrasto. La disputa tra i due enti, tra crisi acute e fragili tregue, si trascinò per anni a colpi di controversie legali, istanze rivolte alla Santa Sede, documenti esibiti in giudizio, escussione di testimoni chiamati a deporre per le parti in causa.