REDAZIONE MASSA CARRARA

La Classica e l’Elettronica. Così il Ballerino del marmo incanta tra suoni e luci

Pontremoli, domani in scena al teatro della Rosa ’Il Pianoforte (s)colpisce ancora’. Alex Bordigoni si muove al ritmo del musica maker Marchini e l’arte di Gurioli.

Alex Bordigoni, il Ballerino del marmo, sarà in scena al teatro della Rosa

Alex Bordigoni, il Ballerino del marmo, sarà in scena al teatro della Rosa

Danza sui generis, quella del ballerino del marmo Alex Bordigoni, che porta in scena al Teatro La Rosa di Pontremoli in prima nazionale “Il pianoforte (s)colpisce l’anima”. La danza contemporanea del coreografo e ballerino di Carrara incontra e dialoga con i suoni del marmo catturati dal music maker Nicola Marchini ed il pianoforte inedito del compianto Pape Gurioli, storico tastierista di Jovanotti. Lo spettacolo debutta, dopo una lunga gestazione, domani alle 21.30 con il patrocinio del Comune di Pontremoli. La regia ed il coordinamento sono a cura di Emma Castè. Per “tastare” la reazione del pubblico lo spettacolo sarà ad ingresso gratuito e su prenotazione. Ancora pochi i posti disponibili: info e prenotazioni sul sito ilballerinodelmarmo.it. E’ la prima tappa di un viaggio iniziato nel 2016 dalle cave di Fantiscritti che porterà il progetto del Ballerino del Marmo nei teatri e non solo.

La tradizione della musica classica con l’energia della musica elettronica. In questa fusione, la musica diventa il cuore pulsante del progetto, unendo forza e potenza, ma anche delicatezza e tensione. La danza, lontana dai canoni originali , si fa intensa e viscerale, riflettendo la pesantezza del marmo e l’atto della sua estrazione. Ogni movimento del danzatore rappresenta un processo: l’estrazione, la lavorazione, la sofferenza e la fatica che accompagnano la creazione artistica. Ma, nel contempo, si esplorano anche la meraviglia e la sublimità dell’arte in tutte le sue forme. Un gioco di luci amplifica l’intensità emotiva della coreografia, contribuendo a raccontare visivamente la lotta tra l’arte, l’uomo e il mondo che lo circonda. Il linguaggio muto dei cavatori diventa movimento artistico. In questo modo, la coreografia non è solo una danza, ma una riflessione profonda sulla dualità tra la purezza e la contaminazione, sull’impegno e la bellezza, sulla sofferenza e sull’estasi che la creazione artistica può generare.