L’albergo Appennino, 120 anni di storia

Un traguardo eccezionale che vede la famiglia Pinelli in prima linea da oltre un secolo sul fronte dell’accoglienza ai turisti

Migration

Ha festeggiato i 120 anni di attività l’Albergo Appennino di Montelungo. Un traguardo eccezionale che testimonia l’attaccamento di una famiglia al proprio lavoro nel rispetto dell’ambiente e delle radici. Dalle carrozze trainate da cavalli alle prime auto che si mettevano in moto a colpi di manovella, l’albergo di Alberto Pinelli ha visto scorrere tanta storia grazie alla strada voluta da Napoleone nel 1808 e portata successivamente a termine da Maria Luigia. "Solo chi è nato qua con una grande passione per le radici e per questa professione può portare avanti un’azienda come questa che conta una storia ultracentenaria" avverte Alberto Pinelli, decano degli albergatori col suo hotel-ristorante che fa da sentinella alla statale della Cisa a Montelungo, borgo del Comune di Pontremoli, a 837 metri sul livello del mare. Si può ben dire che prosegue un’attività di accoglienza ai pellegrini iniziata da uno xenodochio edificato attorno alla metà dell’Ottavo secolo. Montelungo è un crocevia del benessere, dove sgorgano acque salutari che rimettono in forma. E dallo scorso anno ha aperto i battenti il centro termale ed è uscito dal libro dei sogni un progetto che per decenni è stato un obiettivo faticoso da raggiungere. Non solo aria buona, ma anche bagni, fanghi e inalazioni. Insomma un’oasi montana, che Alberto Pinelli ha contribuito a valorizzare. Ben prima però era arrivato l’Albergo Appennino, aperto nell’estate del 1900 da Massimo Pinelli, nonno di Alberto. " In precedenza era una stazione di posta - racconta l’attuale proprietario - dove si faceva il cambio dei cavalli alle carrozze che svolgevano servizio di trasporto. I veicoli partivano ogni giorno sia da Parma che da Pontremoli alle 7 del mattino d’inverno e alle 20 in estate e giungevano a destinazione, salvo incidenti, dopo dodici ore di viaggio. Il costo del biglietto era di dieci lire. All’epoca l’albergo disponeva di 30 camere con servizi, sala da pranzo, di lettura, sala da ballo con pianoforte, sala da gioco per dama, scacchi e comino e di un piazzale con una "vasca natatoria" alimentata da una sorgente. L’illuminazione era a gas di acetilene. I clienti ricevevano un trattamento di lusso. I costi? Due lire per camera e 7 per la pensione completa. Gli ospiti potevano fare passeggiate nei dintorni noleggiando asinelli a 50 centesimi l’ora e disporre della vettura dell’Albergo per arrivare a Pontremoli".

Il padre di Alberto si chiamava Pietro e pur avendo un futuro lavorativo in famiglia era stato attratto dal sogno americano. Una storia di emigrazione felice perché partendo dall’umile lavoro di lavapiatti nel giro di pochi anni riuscì a diventare primo chef al Plaza Hotel di New York. Ma Pietro nel 1928 non fu insensibile alla richiesta di aiuto della madre, rimasta vedova. Così tornò in Italia con la consorte Giuditta per riprendere in mano le redini dell’Albergo Appennino. Poi il testimone aziendale è passato ad Alberto che con la moglie Marinella, bravissima cuoca, gestisce l’attività con dedizione, professionalità e cortesia. " Certo con l’apertura dell’autostrada sono cambiate molte cose - aggiunge Alberto Pinelli -. Prima l’albergo era un punto di riferimento perché il percorso Milano-Roma passava di qua. Ma io non mi sono mai scoraggiato anche col declinare delle presenze anche grazie al sostegno di mia moglie che è stata una colonna portante dell’attività. Ho due figli Eleonora e Massimo, la prima è laureata in giurisprudenza, ma fa la professoressa negli istituti superiori. Mentre l’altro è ingegnere all’Anas regionale: nessuno dei due ha voluto proseguire il mio lavoro. La villeggiatura stanziale come un tempo non esiste più dalla fine degli anni Settanta e quindi è davvero un’impresa tenere in piedi questa struttura. Anni fa organizzavamo anche serate danzanti il sabato e la domenica, quando andava ancora di moda il liscio. Per fortuna la ristorazione tiene e noi facciamo ancora da mangiare con un menù tradizionale e i clienti non ci abbandonano". Il signor Alberto è un esperto di gastronomia locale ed è estremamente rigoroso nelle selezione della qualità dei prodotti. Menù che richiama plotoni di motociclisti emiliani appassionati della strada della Cisa. Tra una sgasata e una piega sui tornanti il tempo per una pausa da ghiottoni all’Albergo Appennino è un rito a cui i centauri non rinunciano mai.

Natalino Benacci