REDAZIONE MASSA CARRARA

In ricordo del maresciallo Taibi. Messa in Duomo e picchetto d’onore

A otto anni di distanza dai tragici eventi la famiglia e il comando lo onorano

In ricordo del maresciallo Taibi. Messa in Duomo e picchetto d’onore

Il sacrificio del Maresciallo dell’Arma Antonio Taibi è stato ricordato nel corso di una semplice ma significativa cerimonia che è iniziata con messa in Duomo celebrata dal cappellano militare del comando regionale don Pietro Folino Gallo, insieme al parroco don Piero Albanesi. Presenti alla cerimonia i familiari del maresciallo, fra cui i genitori e il fratello che vivono in Sicilia, oltre alla vedova e i figli. Ha presenziato alla commemorazione il colonnello Amerigo Di Pirro, comandante provinciale dell’Arma, insieme agli altri vertici provinciali dell’Arma, inoltre sono intervenuti anche gli esponenti delle sezioni locali dell’Associazione nazionale carabinieri e delle associazioni combattentistiche e d’arma della zona, con i rispettivi labari e insegne. Soprattutto, c’erano tanti carabinieri di ogni ordine e grado che si sono riuniti in preghiera per ricordare il collega tragicamente scomparso otto anni fa.

Il cappellano militare, nel corso dell’omelia, ha rivolto un commosso pensiero a tutti i militari dell’Arma che hanno perso la vita al servizio delle Istituzioni e dei cittadini, rinnovando alla famiglia di Taibi l’affettuosa e costante vicinanza di tutti i carabinieri, specialmente il grande affetto che ha saputo guadagnare da tutti quelli che lo hanno conosciuto.

Al termine della cerimonia in chiesa che si è conclusa come da tradizione con la preghiera alla “Virgo Fidelis” protettrice dei carabinieri, i partecipanti hanno raggiunto la tomba di Taibi che si trova nel cimitero monumentale di Marcognano, alla periferia di Carrara, dove un picchetto di carabinieri schierato in uniforme di rappresentanza, sulle note del “silenzio”, ha reso gli onori al compianto Ispettore dell’Arma. Infine, è stata data lettura della motivazione della medaglia d’oro al merito civile, conferita dopo la sua morte con la seguente motivazione: "Libero dal servizio, non esitava ad affrontare, disarmato, il genitore di un giovane arrestato anni prima e poi condannato per reati in materia di stupefacenti. L’uomo animato da irragionevole rancore nei suoi riguardi, lo feriva mortalmente sparandogli un colpo di pistola. Esemplare interprete dei più alti valori etici dell’Arma dei Carabinieri con il suo estremo sacrificio, sublimava una vita mirabilmente dedicata all’adempimento del dovere".