REDAZIONE MASSA CARRARA

Il ricordo del maresciallo Taibi ucciso 5 anni fa

L’Arma prepara la cerimonia del 27 gennaio per esprimere vicinanza e affetto alla famiglia del carabiniere. L’omicida all’ergastolo

Un colpo di pistola per spezzare la vita del valoroso maresciallo dei carabinieri Antonio Taibi, accecato dalla vendetta delle indagini a carico del figlio arrestato per questioni di droga. Aveva fatto solo il proprio dovere il sottufficiale dell’Arma, freddato cinque anni fa dall’ex postino Roberto Vignozzi che sta scontando l’ergastolo dopo tre gradi di giudizio. La mattina del 27 gennaio 2016 Vignozzi raggiunse l’abitazione del maresciallo a Monterosso, suonò al campanello, lo fece scendere e poi un litigio lo uccise con un colpo di pistola. L’Arma non dimentica, è stata sempre vicina alla famiglia e il 27 organizzerà una cerimonia per ricordare Taibi a cinque anni dal delitto. Il maresciallo fu insignito della Medaglia d’oro al valor civile “alla memoria” con la otivazione: "Libero dal servizio, non esitava ad affrontare, disarmato, il genitore di un giovane arrestato anni prima e poi condannato per reati in materia di stupefacenti. L’uomo animato da irragionevole rancore nei suoi riguardi, lo feriva mortalmente sparandogli un colpo di pistola. Esemplare interprete dei più alti valori etici dell’Arma dei carabinieri con il suo estremo sacrificio sublimava una vita mirabilmente dedicato all’adempimento del dovere". La Cassazione il 5 giugno 2019 aveva messo la parola fine sulla terribile vicenda dichiarando inammissibile il ricorso dell’omicida che puntava a far venire meno le aggravanti (tra cui aver agito per motivi abietti e non aver mai avuto atteggiamenti di pentimento e di qualsiasi espressione di sensibilità verso il dolore dei familiari della vittima come sottolineato dai giudici) per arrivare ad una pena che escludesse il carcere a vita. La Corte di assise di appello di Genova aveva confermato quella del giudizio di primo grado, con la quale la Corte di assise di Massa aveva condannato Roberto Vignozzi alla pena dell’ergastolo, nonché al risarcimento dei danni cagionati alle parti civili costituite, riconoscendolo responsabile del delitto di omicidio volontario in pregiudizio del maresciallo dei carabinieri Antonino Taibi, con le aggravanti della premeditazione, dei motivi abietti e futili e dell’avere commesso il fatto contro un ufficiale di polizia giudiziaria in ragione dell’adempimento delle sue funzioni. L’imputato, inoltre, veniva ritenuto responsabile dei reati di porto illegale di una pistola semiautomatica e di detenzione senza licenza di diverse munizioni. Fatti questi ultimi commessi al fine di eseguire il delitto. I giudici ricostruiscono così l’omicidio: Vignozzi ha raggiunto il luogo dove abitava il maresciallo Taibi, con il proposito in precedenza maturato di ucciderlo; ciò per ragioni di vendetta covate a lungo, in quanto lo riteneva responsabile di alcune iniziative di polizia subite dai suoi figli; Vignozzi, poco dopo avere incrociato il militare nelle scale del palazzo, gli esplose contro un colpo di pistola da distanza ravvicinata, uccidendolo. La difesa, al contrario, aveva sostenuto una tesi diversa escludendo la premeditazione osservando che la discussione quel giorno fra l’imputato e la vittima si protrasse per diversi minuti. Solo dopo Vignozzi estrasse la pistola che possedeva da anni. E lo stesso se davvero avesse maturato in precedenza il proposito omicida, questo il ragionamento della difesa, avrebbe potuto prima più agevolmente porlo in esecuzione. Al diniego delle attenuanti generiche - osserva invece la Cassazione rivolgendosi alla difesa -, ci si duole della mancata considerazione della costituzione dell’imputato e della confessione con le indicazioni che agevolarono le indagini. . La sentenza di appello, sempre a proposito dei motivi di vendetta, ha altresì spiegato, con appropriati argomenti - sottolinea ancora la Cassazione -, che deve darsi credito alla prima versione dell’imputato che aveva ricollegato il suo astio già a una risalente perquisizione subita a opera del militare e conseguentemente all’attività di servizio di costui. Si rileva il movente della vendetta (motivo abietto), aggravante che determina l’ergasolo.

guido baccicalupi

gianfranco baccicalupi