Il presepe elettromeccanico, gioiello di ingegneria

Vignola, si rinnova la tradizione con i 40 metri quadrati di palcoscenico dove si muovono 100 personaggi

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E’ il momento in cui gli adulti possono ritornare bambini grazie alla magia del presepe. Come avviene per la splendida Natività elettromeccanica di Vignola nata nel 2005 da un‘idea di Romano Ribolla e proseguita poi in sua memoria da Giorgio Gabelloni e dalla moglie Alessandra Bruscaglia. E’ una rappresentazione davvero completa, allestita nella canonica della chiesa del paese con i personaggi che si muovono e il tempo che cambia: ad un certo punto cade anche la neve e si sentono i tuoni. "Sono 40 metri quadrati di palcoscenico su cui si muovono oltre 100 personaggi. Questa natività è visitata da circa mille persone all’anno - spiega Giorgio che si dedica alla cura dell’opera con l’elettricista Lorenzo Ferrari - Quest’anno abbiamo aggiunto alcuni topini che sfuggono al gatto e alla padrona di casa e il fumo che esce dal girarrosto. L’effetto più bello è il temporale con la nevicata e il cambio di luci per il passaggio giornonotte". Il silenzio è impreziosito dal gorgoglio dell’acqua del torrente, lo spazio è reso dinamico dal movimento dei personaggi. Il presepe è aperto dalle 15 alle 19 tutti i giorni festivi e prefestivi ma la prenotazione per una visita si può sempre fare a Giorgio (338-9027562).

A Vignola la chiesa di San Pancrazio, protettore dei bambini, ha origini antichissime che affondano nei primordi del cristianesimo in Lunigiana. Il cronista pontremolese del XVII secolo Bernardino Campi afferma che la Pieve fu fondata nell’anno 713, in realtà compare ufficialmente citata per la prima volta nel privilegio pontificio di Papa Eugenio III l’11 novembre 1148 per il Vescovo Gottifredo. Nel 1867 nel corso di lavori di ristrutturazione, sotto il pavimento fu scoperta una conca di pietra che attualmente è stata collocata contro il muro laterale di una navata: reperto che forse indica l’origine battesimale del sito. A Vignola permangono antichi riti come la festa del fuoco di Santa Croce che si celebra la sera del 2 maggio (prima della ricorrenza) e l’originale tradizione dei “Pipin“, ex voto che venivano offerti dalle madri al santo per ottenere protezione. Il parroco poi soleva consegnare per tre giorni queste statuette alle donne che desideravano diventare madri. Queste statuette vengono ancora conservate in chiesa sotto l’occhio attento del sagrestano Angelo Bruschi. "A meta OOttocento queste statuette furono fatte restaurare e venivano chiamate figurini", spiega il professor Paolo Lapi, studioso di storia locale.

N.B.