Il messaggio del vescovo Vaccari: "Il mio ministero vive tra la gente"

Il prelato ha festeggiato 25 anni dalla sua ordinazione sacerdotale. A maggio 2022 iniziò la guida della Diocesi

Il messaggio del vescovo Vaccari: "Il mio ministero vive tra la gente"

Il messaggio del vescovo Vaccari: "Il mio ministero vive tra la gente"

di Alfredo Marchetti

Il vescovo Mario Vaccari ha festeggiato il 25esimo anniversario di ordinazione sacerdotale con la celebrazione della messa in Cattedrale il giorno della Immacolata Concezione. Dal 22 maggio del 2022 è vescovo della nostra provincia. A un anno e mezzo dalla sua ordinazione episcopale, il vescovo ha rilasciato un’intervista all’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi sulle aspettative, le sfide e i progetti che hanno caratterizzato questo primo anno del suo nuovo ministero. Monsignor Vaccari si è concesso alle domande di Davide Finelli (il video integrale di 30 minuti circa è disponbile sul sito della Diocesi, alla sezione videogallery).

"Ho un ricordo molto bello di quel giorno che sono diventato vescovo, è stata una grande emozione. Ricordo l’abbraccio di piazza Aranci. È passato un anno, Inizialmente ero a tratti angosciato e inconsapevole di quello che sarebbe stato il mio ministero. Dopo un anno la stessa apprensione c’è, ma mitigata da una maggiore sicurezza che si basa sull’aver vissuto tra la gente. Nella lettera inviata alla Diocesi scrissi che avrei dovuto imparare a diventare vescovo: lo sto ancora facendo. Ascolto volentieri i miei collaboratori, sia personalmente che nelle assemblee. Il vescovo ha molte responsabilità e molto ‘potere’: non deve essere gestito dall’alto, ma ascoltando e avvalendosi di tanti collaboratori. Il servizio di autorità della chiesa è poter far crescere la coscienza del popolo, una guida che annunci il Vangelo, non un capo".

Monsignor Vaccari ha conosciuto la nostra realtà molto variegata: "Non credo ai luoghi comuni che dipingono tre mondi diversi: Massa, Carrara e Lunigiana. Certamente questi luoghi esprimono cultura e mentalità diverse, ma non riuscirei a dirne le caratteristiche: io vedo semplicemente persone con cui relazionarsi. Non gli darei un’etichetta. La diversità comunque non spaventa, forma il popolo e le culture". Il processo delle unità pastorali è avviato, ci sono il laboratorio Pontremoli e l’unità di via Aurelia, poi il centro storico di Carrara. Il vescovo traccia un’analisi: "C’era un distacco tra quelli che erano gli impegni richiesti nelle parrocchie e il numero dei sacerdoti disponibili: ho accolto la sfida della Chiesa che in questo momento cerca di andare incontro alla gente saltando le barriere che le comunità hanno generato nel corso del tempo. Ho accelerato il percorso di integrazione, da una parte per far sì che non solo i parroci lavorino insieme, ma anche che vengano integrate equipe di laici nelle unità pastorali. Insieme per raggiungere le persone lontane. Il processo è stato avviato".

Come passa le sua quotidianità il vescovo? "Tutti i giorni ricevo molte persone, oppure sono in auto da una parte all’altra della Diocesi. Mi ritaglio il tempo della preghiera al mattino presto, quando le telefonate e i campanelli non suonano. Ho tempo per studiare e approfondire momenti di attualità, al fine di comprendere categorie e dibattiti". Qual è la strada per annunciare il Vangelo in terra apuana? "Abbiamo una missione itinerante, dobbiamo andare per il mondo senza niente di nostro. Dobbiamo renderci vulnerabili, dire una parola alla gente, indicare i luoghi di ‘guarigione’ per progredire nella fede. Dobbiamo avere un dialogo quotidiano nella strada. Il Vangelo è incontro tra due vite".