Il grazie dell’Anpi al centenario partigiano Mori

Una pergamena dalla sezione di Casola-Fivizzano nel giorno in cui ha compiuto un secolo di vita

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Ha compiuto un secolo di vita il partigiano Giorgio Mori e nel giorno del suo centesimo compleanno Daniele Rossi, presidente della sezione Anpi Casola-Fivizzano ‘Hans e Sophie Scholl’, gli ha consegnato una pergamena come riconoscimento e ringraziamento per il contributo dato alla lotta al nazifascismo con la sua militanza nel gruppo partigiano di Azzari-Marini dal marzo del ’44 alla fine del giugno dello stesso anno, confluendo poi nella Brigata Garibaldi “Ulivi” di Alessandro “Memo” Brucellaria. "Fin dalla sua giovane età Mori ha potuto vedere e sentire come il fascismo faceva della violenza l’unica forma di confronto, facendo nascere in lui il “germe della rivolta”, – sottolinea – sentimento che ancora oggi è vivo e incrollabile e che lucidamente desidera condividere con più persone possibile in modo che nessuno dimentichi cosa è stato il nazifascismo".

In un’intervista di Daniele Rossi nel 2019 Mori racconta come è nato il suo sentimento antifascista: "Io più che l’influenza di mio padre, ho avuto l’influenza di un mio nonno cavatore, anarchico repubblicano, due cose che insieme sembrano strane ma invece andavano a braccetto. Questo mio nonno qui, non aveva paura di nessuno, sai quante volte l’ho visto con la faccia picchiata, rotta la testa, il sangue, io vivevo con lui e seguivo tutte le sue vicissitudini e questo nonno qui quando era in casa cantava, perché sai qui a Carrara il vino scorreva a fiumi, era l’unica cosa che leniva un po’ le ferite politiche e del cuore. A volte veniva a casa che l’avevano picchiato gli squadristi, dopo che si era fermato nelle cantine che era l’unico ritrovo per marmisti e cavatori...".

"L’altro fatto che mi ha fatto nascere la contestazione al regime – ricordava – è stato vedere questo mio nonno che tornava sfinito la sera dal lavoro, dalla mattina alla sera spaccava il marmo, con la mazza e al ritorno non si reggeva nemmeno in piedi. A mangiare mia mamma o mia nonna, gli prendevano la mano e gli facevano prendere il cucchiaio e glielo portavano alla bocca, lui non aveva la forza di alzare la mano per mangiare!".