Il David e il commercio a rischio: artigiani-artisti in stato d’allerta

L’attività di tanti laboratori “appesa” al contenzioso tra il Ministero e gli Studi Cave Michelangelo . Attesa per la decisione dei giudici fiorentini sull’utilizzo degli strumenti per la creazione delle copie

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di Claudio Laudanna

Il caso David non fa dormire sonni tranquilli a tanti artigiani carraresi, e non solo. Per il momento con un’ordinanza ad hoc il tribunale di Firenze ha imposto agli Studi d’arte Cave Michelangelo di cancellare tutte le immagini del capolavoro dal proprio sito, ma a preoccupare la categoria è soprattutto la motivazione di questa decisione. "Sviliscono l’immagine del bene culturale facendolo scadere ad elemento distintivo della qualità dell’impresa che, attraverso il suo uso, promuove la propria immagine" hanno scritto i giudici fiorentini accogliendo parzialmente le richieste del ministero della Cultura e scoperchiando potenzialmente un autentico vaso di Pandora riguardo la riproduzione di opere d’arte. D’altronde c’è ancora un procedimento in corso e i giudici si dovranno pronunciare anche sulla possibilità, come richiesto da Roma, di ritirare dal commercio e distruggere anche "tutti gli strumenti utilizzati per produrre e commercializzare l’immagine del David".

"Aspettiamo cosa decideranno i giudici nel merito. Certo è che gli studi artigiani sono finiti se non potranno più fare le copie delle opere d’arte" ha amaramente sentenziato il titolare degli Studi d’arte Cave Michelangelo Franco Barattini. Preoccupazioni ribadite anche dai rappresentanti di categoria. "Le copie di importanti opere d’arte, se fatte bene, sono prodotti artigianali di grande qualità – spiega anzitutto Alberto Devoti di Cna –. Per riprodurre certi lavori non ci si può improvvisare, ma c’è bisogno di esperienza, di formazione e di avere la mano giusta per usare il martello e i ferri. Stiamo poi parlando di oggetti che sono stati riprodotti da sempre, penso per esempio alle teste del David che, anche in piccolo formato, sono sicuramente uno dei souvenir, se così li vogliamo chiamare, più venduti. Si tratta di lavori che, per tanti piccoli laboratori soprattutto ,rappresentano il pane quotidiano e basta fare un giro per la città per accorgersene".

"Le opere di Michelangelo sono già state deturpate da tanti artisti che le hanno prese e stravolte – dice invece Michele Monfroni di Confartigianato Marmo –. Io personalmente ho riprodotto la Pietà e il Mosè e devo dire che è stata una soddisfazione personale perché non si tratta certo di lavori facili. Chi viene a Carrara poi cerca questo tipo di sculture e i vari scultori hanno i modelli delle opere più famose. Credo che non si arriverà a vietare le riproduzioni, ma mi aspetto semmai che potrebbero introdurre dei diritti, dei costi aggiuntivi, da pagare a qualcuno".

La questione potrebbe presto arrivare anche in parlamento. "Giù le mani da Michelangelo. Carrara rivendica la storia e il legame tra il grande artista e il suo marmo – dice l’onorevole di Italia Viva, e candidato sindaco, Cosimo Ferri -. Presenterò interrogazione al ministro Dario Franceschini e, da sindaco, dopo aver letto gli atti di causa e lo stato del procedimento, qualora si sia nei termini, mi costituirò in giudizio contro questa decisione. Arriveremo fino in Cassazione o alla Corte Europea di Strasburgo, ma tutelerò il patrimonio della città di Carrara".