Cristina Lorenzi
Cronaca

Il boss di Rapallo: "Gli amici a Casal di Principe"

Le intercettazioni che inchiodano Pasquale Capuano, a capo dell’organizzazione mafiosa che ha gestito i rifiuti della mareggiata

"Non vi permettete di andare da nessuna parte, perché la cosa è talmente ... Le cose extra nostre sono anche degli amici miei che sono qua, a Casal di Principe, a Casal di Principe si stanno muovendo tutti quanti. Chi vuole parlare con me deve parlare con Casal di Principe". Dichiarazioni che sono servite a Pasquale Capuano ad arricchire la già lunga lista di accuse con il reato di violenza privata aggravata da metodo mafioso. Con lui un team di personaggi che gravitano nella nautica e nel porto turistico di Rapallo accusati a vario titolo di reati che vanno dal traffico illecito dei rifiuti all’illecita concorrenza con violenza e minaccia, alla violenza privata aggravata da metodo mafioso, intermediazione illecita di mano d’opera e truffa, inquinamento ambientale.

Pasquale Capuano, di Pozzuoli, 62 anni, è il titolare della British shipways, la società che si è occupata e ha gestito l’intero traffico dello smaltimento degli yacht devastati dalla mareggiata di Rapallo nel’ottobre del 2018. Le intercettazioni inchiodano lui, la figlia Filomena e altre 7 persone adesso in carcere e ai domiciliari per una lunga lista di reati connessi con lo smaltimento illecito dei rifiuti della mareggiata. In particolare Capuano è legato a doppio filo con il nostro territorio per due terreni, uno alla Partaccia e l’altro in via Dorsale in cui aveva stoccato materiale, barche e yacht, residui di imbarcazione e sostanze inquinanti che avrebbero dovuto essere smaltiti in altro modo.

Una maxi inchiesta in cui la Procura e la direzione distrettuale antimafia di Genova hanno visto forti legami con la camorra e con la ndrangheta. E’ lo stesso Capuano che quando vede il rischio che sfumino gli affari post alluvione, fa capire di poter contare su importanti appoggi a Casal di Principe. Non solo, ma sempre lui al telefono minaccia i giudici che lo hanno messo in carcere per reati precedenti. "Mi sono rotto – si legge nell’ordinanza del gip del tribunale di Genova Claudio Siclari –, altrimenti vado a bagnare il figlio del giudice... Quello è un ragazzo l’ho visto è ha una bella moglie. Mi vado a prendere il figlio con la moglie. Che me ne frega".

Poi sempre al telefono, con la figlia Filomena, anche lei nella lista di arrestati, le dice che sta stringendo accordi con alcuni ‘ndraghetisti per entrare nei lavori in porto. "Rapallo è una miniera d’oro". È la stessa figlia che si vanta poi con la madre dicendo "Babbo ha già messo le mani su Rapallo e sta mettendo le mani anche su Genova".

L’inchiesta lo ricordiamo è stata conclusa con gli arresti dei giorni scorsi eseguiti dalla compagnia dei carabinieri di Santa Margherita Ligure, con i comandi arma di Genova, Napoli, Caserta, Avellino e Massa Carrara e il contributo della Capitaneria di porto di Genova, ed emessi da un’ordinanza di custodia cautelare, del giudice per le indagini preliminari di Genova Claudio Siclari su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, procuratori Paolo D’Ovidio e Andrea Ranalli. In carcere e agli arresti un pool di malviventi: Andrea Dell’Asta, Marina Scarpino, Pasquale Capuano, , Senad Kahric, Francesco Acanfora, Filomena Capuano, Massimo Burzi, Roberto Lembo. Federico D’Agnino ha il divieto di dimora a Rapallo. I carabinieri hanno sequestrato 3 milioni e mezzo di euro.