CRISTINA LORENZI
Cronaca

Il battagliero Luigi Biso "Con una parolaccia salvò il Regina Elena Serve lo stesso coraggio"

La presidente di Italia Nosta Emanuela ricorda il padre medico e la sua opposizione allo spostamento del ricovero dei vecchi sull’Aurelia "Anche oggi bisogna combattere per conservare il Monoblocco".

Il battagliero Luigi Biso  "Con una parolaccia  salvò il Regina Elena  Serve lo stesso  coraggio"

Il battagliero Luigi Biso "Con una parolaccia salvò il Regina Elena Serve lo stesso coraggio"

di Cristina Lorenzi

"Se oggi mio padre fosse ancora al mondo, certe scelte irrazionali sulla sanità di Carrara non sarebbero passate lisce". Chi parla è Emanuela Biso, presidente di Italia nostra e figlia di Luigi Biso, il medico dei poveri. La presidente, da anni attiva per la difesa del patrimonio ambientale e culturale locale, adesso in prima linea nella difesa dell’ospedale del Monoblocco, ricorda la figura del celebre padre, direttore del sanatorio antitubercolosi, noto per le sue visite senza parcella. Anzi era il dottore che portava coperte e medicinali a chi ne aveva bisogno. Luigi Biso, protagonista di quella Bocca di Magra che ospitava da Franco Fortini e Vittorio Sereni la cultura degli anni ’60, quando i più grandi intellettuali erano soliti riunirsi nella villa del medico rimasta per anni punto di riferimento per scrittori, pittori e artisti. Luigi Biso fu celebre anche per le battaglie in difesa dei più deboli.

Fra queste la lotta per la salvezza della casa di riposo Regina Elena che qualcuno voleva spostare per costruire una serie di appartamenti. "Di fronte alle proposte indecenti dell’Asl – racconta la figlia Emanuela – Luigi Biso avrebbe scatenato una giusta rivolta, esattamente come ora tante persone di buona volontà cercano di fare. Lo dimostra la riuscita della recente fiaccolata. Mio padre era nato da una famiglia modesta nel 1908 a Carrara. Era diventato dottore studiando a Pisa e specializzandosi a Bologna e a Firenze. Non è mai stato né fascista né comunista. "Aveva aiutato i partigiani, fu medaglia per la Resistenza, e non se ne era mai vantato. Dirigeva prima il sanatorio antitubercolosi poi divenne primario di medicina seconda. Creò insieme a Johnny Figaia il primo centro antidiabetico provinciale. Si occupò molto della geriatria". Adesso l’eredità del nonno è della nipote Emilia Bernacca, anch’essa medico geriatra, che sta curando la qualità della vita di numerosi anziani del comprensorio.

La figlia Emanuela ricorda un episodio esemplare fra i tanti aneddoti del padre: "Un episodio di cui lui andava molto fiero. Non ricordo che anni fossero, ma la politica decise di chiudere il ricovero dei vecchi, il Regina Elena. Ci fu una riunione con tutte le alte cariche, persino con il vescovo. Volevano spostare l’ospizio sull’Aurelia per costruire al suo posto tanti palazzi nuovi. Mio padre interruppe i discorsi ufficiali con una bestemmia (la prima e l’unica che pronunciò in tutta la sua vita). Forse per attirare l’attenzione chiamando Dio a testimone. Ci fu un parapiglia con l’intervento delle autorità e dei carabinieri. Tuttavia riuscì a parlare facendo capire l’oltraggio che stavano per compiere ai danni dei più deboli. I vecchi sarebbero morti attraversando l’Aurelia e la decisione mascherava un’orrenda speculazione edilizia. Mio padre fu ascoltato e il Regina Elena fu salvato: esiste ancora ed è una grande risorsa per Carrara. Ci vuole anche oggi gente coraggiosa che sappia capire le esigenze della nostra città, senza farsi coinvolgere in truffe partitiche e politiche. Contiamo sulla sindaca che è una giovane donna onesta e coraggiosa. Difendiamo – conclude la presidente – quel poco che è rimasto della nostra sanità. Difendiamo il nostro ospedale da ulteriori tagli. Prendiamo il coraggio e schieriamoci decisi".