
I rugbisti senza ’casa’. Allenamento-protesta al pontile di Marina: "Vi sembra normale?"
Allenamento al pontile per gli atleti della ‘Apuani rugby’ alla ricerca di un campo dove poter svolgere la propria attività sportiva. Ieri sera tutti i giocatori senior si sono ritrovati con la palla ovale sul pontile di Marina di Massa, non per una partita con mete e scambi in velocità, ma per una seduta di allenamento a base di atletica. "Cerchiamo di tenere alta l’attenzione su questo sport e sulle precarie condizioni in cui dobbiamo lavorare" dice Davide Bernabei, presidente della società rosanero che nelle scorse settimane aveva già lanciato un grido di allarme per il futuro della disciplina.
Per la squadra di rugby si tratta del secondo allenamento in città, lontano dai prati, dopo la prima uscita di metà marzo, quando i giocatori si diedero appuntamento in piazza Aranci. "Nelle ultime settimane abbiamo avuto contatti con l’assessore comunale allo sport Roberto Acerbo, e per il momento stiamo valutando insieme la possibilità di avere in gestione un campo in via Martiri di Cefalonia – spiega il presidente Bernabei –. Si tratta di una struttura inutilizzata e abbandonata da oltre un ventennio, un tempo adibita al calcio. Per noi sarebbe la soluzione ai nostri problemi, la faremmo rivivere, potremmo realizzarci tutta la nostra attività".
Dalle verifiche già fatte si tratta di uno spazio destinato alla pratica sportiva e quindi è nella disponibilità del Comune e a livello tecnico potrebbe essere risolto dandone l’uso tramite una concessione. "A noi – continua – spetterebbe l’onere di rimetterlo a posto, ma per questo grosso impegno è necessaria una gestione di una durata adeguata. Noi siamo una società dilettantistica e sarebbe una grossa impresa anche ricevendo l’aiuto della federazione".
In città il movimento del rugby è in crescita e, tra giovanili e senior, conta un centinaio di tesserati. La disciplina era in espansione già prima delle imprese della nazionale nel ‘Sei Nazioni’ ma negli ultimi mesi ha subito un ulteriore incremento e sembra che nel Paese sia scoppiata la rugby-mania. "Arrivano bimbi nuovi a provare, qualcuno non torna più, altri restano e si appassionano – continua Bernabei – perché intorno alla palla ovale c’è entusiasmo. Nonostante le difficoltà siamo in crescita, ma se avessimo una struttura da dedicare interamente alla nostra attività, siamo sicuri che andrebbe ancora meglio".
Maurizio Munda