
Guerra del marmo Il Comune ricorre al Consiglio di Stato
I ‘diritti di livello’ finiscono al Consiglio di stato. L’amministrazione si oppone alla sospensione di giudizio del Tar Toscana, e affila le armi depositando la contestazione sui banchi dell’organo che ha funzione di tutela nei confronti degli atti della pubblica amministrazione. Proseguono i contenziosi tra gli industriali del marmo e l’amministrazione comunale, e proseguono a suon di carte bollate i cui costi ricadono sulle tasche dei cittadini. Di ieri la notizia che il Comune ha presentato ricorso al Consiglio di stato per chiedere l’annullamento di due ordinanze del Tar della Toscana. Due atti attraverso cui i giudici amministrativi hanno sospeso il proprio giudizio sui ‘diritti di livello’ rivendicati da alcuni concessionari di cave. Si tratta di due ordinanze che risalgono allo scorso gennaio e stabiliscono il congelamento delle cause dinanzi al Tar, e questo in attesa che sui medesimi ricorsi si esprima il tribunale ordinario. Una scelta questa rispetto alla quale l’amministrazione carrarese ha deciso di fare ricorso "per garantire i propri interessi evitando peraltro una dilatazione dei tempi di causa ad oggi non preventivabili". Tutto prende le mosse dai diritti che gli industriali vantano sulle cave, e di conseguenza hanno agito per godere di un livello di diritto perpetuo, una patata bollente che il Tar ha rispedito al tribunale ordinario. "Riteniamo questo ricorso un’iniziativa dovuta per la tutela del bene comune – ha detto la sindaca Serena Arrighi –. Contrariamente a quanto avviene in molti casi ci siamo resi parte attiva in un procedimento giudiziario perché crediamo che sia il Tar a dover decidere su questo tema". In attesa che il Consiglio di stato si pronunci sui ‘diritti di livello’, continua a tenere banco anche il ritardo della lavorazione in loco del 50% dei materiali, come lamentato dai sindacati.