"Giorgio era la pace incondizionata" Dolore e orgoglio nell’addio a Mori "Una vita con la schiena dritta"

Una grande folla di cittadini, tanti giovani e le istituzioni a salutare l’ultimo eroe della Resistenza. Sulle note di ‘Bella ciao’ di Marco Rovelli Carrara ha salutato una delle figure più belle della Liberazione.

"Giorgio era la pace incondizionata"  Dolore e orgoglio nell’addio a Mori  "Una vita con la schiena dritta"

"Giorgio era la pace incondizionata" Dolore e orgoglio nell’addio a Mori "Una vita con la schiena dritta"

di Alessandra Poggi

Una grande comunità: le istituzioni, tanti giovani, le associazioni. In tanti ieri si sono riuniti a Tugliano per accompagnare Giorgio Mori nel suo ultimo viaggio. L’addio o a una delle figure più belle della storia della Resistenza di Carrara. Giorgio Mori non è stato solo un combattente, ma era uno con la schiena dritta, era la memoria storica di quell’epoca, che ha sempre raccontato con onestà intellettuale e senza veli ad intere generazioni di studenti. A dare l’ultimo saluto a Giorgio c’erano l’amata moglie Cesira Tosi, per tutti la Cesarina, animatrice delle donne del 7 luglio, che Mori aveva conosciuto proprio agli albori della Resistenza, il figlio Maurizio, la nuora Maria Teresa, le nipoti Marilena e Raffaella e i tanti bis nipoti.

Momenti toccanti per tutta la famiglia a cui si è stretta l’intera comunità, con la voce di Marco Rovelli che ha intonato ‘Bella Ciao’, ‘Fischia il vento’ e la canzone più amata da Giorgio, un canto di Pietro Gori che Mori aveva imparato quando il nonno lo portava tra i cavatori nelle osterie. E poi c’erano le istituzioni: la sindaca Serena Arrighi, l’assessore regionale alla Memoria Alessandra Nardini, il delegato alla Memoria del Comune Cristiano Corsini, la presidente dell’Anpi Almarella Binelli, le sindache di Filattiera Annalisa Folloni e di Fosdinovo Camilla Bianchi, Marella Marchi dell’ufficio di gabinetto del Comune, assessori, consiglieri comunali e altri rappresentanti di associazioni. Presenti anche l’ex sindaco Francesco De Pasquale, la ex portavoce di palazzo civico Cinzia Chiappini, Claudio Santi, il nipote del Memo, un altro grande combattente e numerosi estimatori del partigiano. "Giorgio Mori non voleva saperne di sentirsi chiamare eroe – ha detto la sindaca Arrighi –, e con la modestia che lo ha sempre contraddistinto, quando parlava della guerra, era solito liquidare quegli anni terribili spiegando semplicemente che assieme ai suoi compagni aveva ’fatto quello che andava fatto’". "Giorgio non ha voltato le spalle all’orrore – ha aggiunto l’assessore Nardini – ha scelto di stare dalla parte giusta. Ha vissuto per parlare alle nuove generazioni dell’antifascismo, e se oggi siamo un Paese libero e democratico è grazie alle persone come lui e quei ragazzi che hanno combattuto per la libertà". Di Giorgio Mori e dei valori che rappresentava hanno parlato anche Almarella Binelli dell’Anpi, Serena Conti dell’istituto storico della Resistenza, Daniele Rossi dell’Anpi di Casola e Alessio Giannanti del collettivo degli Archivi storici della Resistenza. Quegli Archivi che Giorgio tanto amava e dove ha passato la vita a raccontare alle nuove generazioni gli orrori della guerra. "Giorgio Mori ha avuto una vita straordinaria – ha detto Giannanti –. La sua educazione politica l’aveva ricevuta ai tempi in cui il nonno Armando lo portava in osteria sfidando i manganelli dei fascisti. Giorgio aveva un fuoco sotto la cenere che è esploso a partire dal 1942. Raccontava sempre come quegli anni della Resistenza fossero stati una palestra di democrazia, che lo avevano portato ad essere l’uomo che era diventato, sempre a schiena dritta e senza mai aver ceduto a compromessi. Giorgio era per la pace senza sé e senza ma. La sua memoria e il suo insegnamento non smetteranno mai di germogliare".