
Il fisico Guido Tonelli
Lunigiana, 9 ottobre 2013 - Il Premio Nobel per la fisica conferito per la scoperta della «particella di Dio» ai professori Peter Higgs e Francois Englert dell’Università di Edimburgo e di Bruxelles parla un po’ lunigianese. Una frazione di secondo dopo «big bang» il «bosone di Higgs» ha fatto gol all’universo, perché grazie a questa particella si è formata la massa. I due scienziati avevano teorizzato l’esistenza del bosone in modo indipendente nel 1964, ma è stato lo scorso anno che questo principio è stato confermato agli esperimenti condotti nel Cern di Ginevra denominati Cms e Atlas, guidati all’epoca dagli italiani Guido Tonelli e Fabiola Gianotti, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. E Guido Tonelli, 63 anni, fisico e professore all’Università di Pisa, è nato a Equi Terme (frazione di Casola in Lunigiana), nella stazione ferroviaria, perché suo papà faceva il capostazione. In seguito ha abitato a Filattiera, Santo Stefano Magra e La Spezia dove il padre era stato trasferito. Ha frequentato il liceo Classico «Costa» e nel 1975 si è laureato con lode in Fisica all’Università degli studi di Pisa, dove nel 1999 è diventato professore ordinario di Fisica generale.
La sua attività di ricerca nel campo delle alte energie è stata molto vasta. Ha partecipato a diversi progetti sperimentali presso al Cern di Ginevra e al Fermilab di Batavia. A partire dal 1993 si è concentrato sull’esperimento Cms presso l’LHC del Cern, il luogo più freddo dell’universo dove i magneti lavorano a - 271 gradi e anche il più caldo, quando i punti di collisone fra i nuclei di piombo scattano a temperature dieci volte più alte dell’esplosione di una supernova. Qui ha contribuito allo sviluppo del tracciatore al silicio capace di rilevare le particelle scaturenti dallo scontro dei protoni. Nel 2007, attraverso l’uso dell’imponente ciclotrone di Ginevra, ha fatto parte del gruppo di ricerca del «bosone di Higgs», particella che «incolla» l’interazione fra le diverse forze della materia. E il 13 dicembre 2011, insieme a Fabiola Giannoti, spokesperson del progetto Atlas, ha presentato i primi indizi della possibile presenza della superparticella. Così i libri di fisica hanno iniziato ad essere riscritti.
«Senza il ‘bosone di Higgs’ non esisterebbe la chimica e non esisteremmo no — commenta il professor Tonelli — fra le sue funzioni, questa particella limita il raggio delle interazioni deboli all’interno del nucleo degli atomi e lascia invece che le interazioni elettromagnetiche abbiano una portata più estesa nello spazio, permettendo che giochino un ruolo importante nella nostra vita quotidiana». Oltre ad aver ricevuto l’onorificenza di commendatore dell’ordine del Merito della Repubblica italiana per questo contributo, Tonelli è stato insignito del premio Enrico Fermi della Società Italiana di Fisica. Il 17 gennaio scorso il fisico ha tenuto una «lectio magistralis» all’Accademia Capellini della Spezia e nell’occasione aveva spiegato come prima di scoprire il bosone, la massa fosse un elemento dato per scontato anche da Galilei, Newton e Einstein, senza poterne dare una definizione esaustiva. Ma la «particella di Dio» (definizione che i fisici bocciano) apre scenari nuovi come il superamento delle quattro dimensioni e la prefigurazione di altri universi.