"Fiorentino non doveva comandare più la pattuglia"

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Al maresciallo dei carabinieri Alessandro Fiorentino, all’epoca in forza alla stazione dell’Arma di Aulla, doveva essere tolto ogni sorta di potere decisionale. In poche parole, il maresciallo non doveva comandare più la sua pattuglia. Secondo il racconto di Fabio Lombardi, ex luogotenente capo dell’ufficio gestione del comando provinciale, oggi in pensione, che si interfacciava con circa 200 carabinieri, i vertici dell’Arma stavano ipotizzando di togliere ogni ’potere’ decisionale al maresciallo. "Ho avuto modo di sentire – ha raccontato ieri mattina in tribunale – una telefonata tra il colonnello Liberatori e, ipotizzo, il capitano Cappelluti: mi è sembrato di sentire che ci fosse stata l’intenzione di togliere a Fiorentino ogni potere decisionale di operatività". Le probabili motivazioni: "Poco prima avevo partecipato, in maniera indiretta, a una riunione tra i vertici dell’Arma: entravo e uscivo dall’ufficio del colonnello per fargli firmare delle pratiche. Sentìi dire che c’era un’indagine su Fiorentino, ma che la Procura non aveva intenzione di divulgarla. Inizialmente pensaì che il procedimento coinvolgesse solo Fiorentino, poi vennì a scoprire che c’erano dentro altri 23 colleghi".

La testimonianza citata dalla difesa fa parte del ’processone’ che vede coinvolti 23 uomini dell’Arma difendersi da accuse gravissime, che vanno dalla falsificazione di verbali, alle lesioni, alle violenze fisiche e sessuali, ai danni di extracomunitari fermati durante dei controlli sei anni fa, tra Aulla e Pontremoli, che culminò con gli arresti del 2017. Per quanto riguarda l’accusa di violenza sessuale il maresciallo Fiorentino è stato un anno in carcere. Il militare, difeso dal legale Gianpaolo Carabelli, dice la sua verità: "Le indagini vennero affidate a tre persone dalla Procura. Il comando provinciale venne tenuto allo scuro di tutto. Strano che i vertici dell’Arma, una volta saputo delle accuse non abbiano aperto nessuno procedimento".